Più di 80 mila manoscritti e 8.900 incunaboli appartenenti al Vaticano verranno digitalizzati per essere preservati alle future generazioni. Una notizia certamente importante, sia per gli aspetti culturali che per quelli tecnologici. L’impresa, infatti, comporta la creazione di un archivio di 2,8 petabyte, che un giorno potrebbe essere messo a disposizione in remoto grazie al Web.
La notizia è stata data dallo sponsor-fornitore del servizio, la multinazionale EMC, che porterà a Roma lo storage necessario a questa digitalizzazione molto particolare. Ad essere scansionati non saranno documenti come gli altri, ma l’intero catalogo di manoscritti e incunaboli di una della più antiche biblioteche del mondo, che conserva migliaia di libri nati prima del 1501, tra i quali – e basterebbe citare questo – anche la famosa Bibbia in latino a 42 linee di Gutemberg (il primo libro stampato a caratteri mobili) e molti antichissimi libri di origine greca ed ebraica risalenti anche al nono e decimo secolo.
La biblioteca ha da qualche anno cominciato un lavoro di digitalizzazione dei documenti in formati certificabili, di modo da permetterne lo studio e al contempo preservandoli dall’usura del loro utilizzo manuale. Essendo oggetti molto delicati e soggetti al decadimento del tempo, la digitalizzazione viene incontro all’esigenza di tutti.
Il progetto di digitalizzazione, anticipato qualche mese fa dalle agenzie ma a quanto sembra inizierà soltanto in questi giorni, prevede una serie di organizzazioni e partner istituzionali tra cui l’Università di Heidelberg. Per portare a termine il suo scopo impiegherà circa nove anni. Ma alcuni manoscritti sono già disponibili online a questa pagina.
In campo ci saranno le tecnologie più all’avanguardia, in partnership con la DedaGroup per creare una rete di supporto adatta a questo stoccaggio nient’affatto banale. La biblioteca apostolica approfitterà della digitalizzazione per riunire sotto le stesse categorie interi corpus bibliografici provenienti dai fondi di tutto il mondo.