La Casa Bianca per ora prende le distanze dal report che vedeva in Huawei un possibile pericolo immediato per la sicurezza degli Stati Uniti. Le deduzioni del team di Barack Obama, però, lasciano un’ombra di dubbio non fugata, quasi a lasciar intenzionalmente aperta la questione. Se dunque in Huawei non sono state ravvisate colpe, al tempo stesso non si preclude la possibilità per cui in futuro il gruppo possa portare avanti comportamenti contrari agli interessi ed alla sicurezza degli States.
L’accusa, comune anche al gruppo ZTE, era quella per cui l’azienda Huawei sarebbe stata l’ariete dell’intelligence cinese negli Stati Uniti. Controllando le telecomunicazioni, infatti, la Cina avrebbe potuto infilarsi nei meccanismi del paese occidentale potendo avere maggior controllo sulla superpotenza rivale (i rapporti tra Cina e Stati Uniti, va ricordato, sono estremamente complessi: fortissimi partner commerciali, ma al tempo stesso legati da un forte debito degli Stati Uniti nei confronti del paese orientale).
Dopo 11 mesi di indagini (con tanto di collaborazione da parte di Huawei), la House Permanent Select Committee on Intelligence ha sentenziato i propri dubbi nei confronti dell’azienda. La Casa Bianca prende ora posizione respingendo i sospetti e ripulendo l’immagine Huawei, tuttavia sottolinea la scoperta di varie vulnerabilità tali da rendere pericolosa l’adozione delle infrastrutture del gruppo cinese. L’intenzionalità ed il dolo potenziale di tali vulnerabilità rappresentano il cuore del problema: Huawei è realmente la testa di ponte potenziale dei cyberattacchi orientali, oppure i bug constano in una semplice carenza infrastrutturale?
Al momento non è stata trovata alcuna “pistola fumante” ed in assenza di controprove Huawei va ritenuta del tutto estranea a qualsivoglia comportamento scorretto nei confronti degli Stati Uniti. Tuttavia gli esperti della Casa Bianca (molto sensibili sotto la reggenza Obama al pericolo di cyberattacchi di origine governativa) hanno ravvisato nelle infrastrutture Huawei un profilo di pericolosità maggiormente rilevante rispetto alla concorrenza. A prescindere da ogni discorso politico, quindi, il dubbio su Huawei trova nuova linfa: nessuna colpa oggi, ma le potenzialità di un attacco vedono in Huawei un effettivo vettore potenziale.