La Cassazione stoppa Telecom: niente recupero consenso dati personali

La Cassazione respinge il ricorso di Telecom contro il Garante Privacy e conferma il divieto di recupero del consenso dei dati personali.
La Cassazione stoppa Telecom: niente recupero consenso dati personali
La Cassazione respinge il ricorso di Telecom contro il Garante Privacy e conferma il divieto di recupero del consenso dei dati personali.

La Cassazione ha confermato il divieto imposto dal Garante della Privacy a Telecom, che impedisce all’azienda di telecomunicazioni di portare avanti la campagna “recupero consenso” per acquisire il via libera all’utilizzo dei dati dei clienti che in precedenza, avevano già escluso di voler essere contattati telefonicamente per fini promozionali. Secondo i giudici, infatti, l’iniziativa della società telefonica andrebbe oltre “il limite fra l’informazione che si può sfruttare a fini pubblicitari e la violazione della privacy“, in quanto “una comunicazione telefonica finalizzata ad ottenere il consenso per fini di marketing, da chi l’abbia precedentemente negato, è essa stessa una comunicazione commerciale“.

Stop all’uso illegittimo dei dati per fini commerciali

Il ricorso di Telecom respinto dalla Cassazione mirava a fare annullare la sentenza del Tribunale di Milano del 5 maggio 2017 che aveva ritenuto legittimo il divieto emesso dal Garante il 22 giugno 2016, con il quale si vietava “l’ulteriore trattamento per finalità di marketing dei dati personali riferiti alle utenze oggetto della campagna ‘recupero consenso'”. Il divieto di trattare i dati, tra l’altro, vale anche in favore di “coloro che abbiano comunque prestato il loro consenso”, dato che si tratta sempre di consenso scaturito da un utilizzo non consentito dei dati personali del cliente.

La sentenza ha provocato reazioni positive da parte delle principali associazioni a tutela dei consumatori. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha per esempio espresso soddisfazione, sostenendo tra l’altro che “sarebbe stato il colmo se, mentre attendiamo da oltre 3 anni, ossia dalla Legge n. 5 dell’11 gennaio 2018, di poter revocare con l’iscrizione al Registro delle opposizioni tutti i vecchi consensi precedentemente espressi, ora non valessero nemmeno i vecchi dinieghi”. Dona ha poi evidenziato come “ottenere il consenso all’utilizzo dei dati per fini di marketing non può che essere una comunicazione commerciale, senza se e senza ma. Ora chiediamo che il nuovo Registro entri al più presto in vigore e per questo abbiamo lanciato la petizione sul nostro sito”, raggiungibile a questo indirizzo.

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