«Ascoltando le voci del mondo globalizzato, ci accorgiamo che è in atto una profonda trasformazione culturale, con nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione, che favoriscono anche nuovi e problematici modelli antropologici». Con queste parole Papa Benedetto XVI ha ribadito l’apertura della Chiesa nei confronti dei nuovi strumenti della comunicazione. L’evoluzione del Vaticano in tal senso è in auge ormai da tempo, con una apertura sempre più ampia ed una comprensione sempre più approfondita sulle dinamiche che il Web sta maturando.
Ancora un volta, in particolare, il Papa ha voluto sottolineare l’importanza di una comprensione a tutto tondo della Rete, tanto nelle sue opportunità quanto nei suoi pericoli. I due lati della stessa medaglia sono stati approfonditi in occasione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema “Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi“: la Chiesa intende aprirsi al Web in modo sempre più radicale, sente di doverlo fare in virtù della propria vocazione all’evangelizzazione, ma intende altresì muovere i propri passi con tutta la consapevolezza necessaria.
L’impegno parte da una presa di coscienza circa le difficoltà comunicative che la comunità cristiana sperimenta tanto verso l’esterno, quanto al suo stesso interno: «i Pastori e i fedeli avvertono con preoccupazione alcune difficoltà nella comunicazione del messaggio evangelico e nella trasmissione della fede, all’interno della stessa comunità ecclesiale. […] tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo” . I problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente. In un mondo che fa della comunicazione la strategia vincente, la Chiesa, depositaria della missione di comunicare a tutte le genti il Vangelo di salvezza, non rimane indifferente ed estranea; cerca, al contrario, di avvalersi con rinnovato impegno creativo, ma anche con senso critico e attento discernimento, dei nuovi linguaggi e delle nuove modalità comunicative».
In questa difficoltà è identificato uno dei maggiori problemi odierni della Chiesa: «L’incapacità del linguaggio di comunicare il senso profondo e la bellezza dell’esperienza di fede può contribuire all’indifferenza di tanti, soprattutto giovani; può diventare motivo di allontanamento[…], rilevando che una presentazione inadeguata del messaggio nasconde più che manifestare il genuino volto di Dio e della religione».
Il Santo Padre ha parlato di una necessaria “sincronizzazione” con il mondo dei giovani: oggi i codici linguistici sono differenti e ciò rende la comunicazione tra le parti non solo inefficace, ma di per sé dannosa poichè implica un errato passaggio dei messaggi, dei concetti e dell’immagine della Chiesa stessa. Al tempo stesso, la Santa Sede pone l’accento sui problemi che la nuova realtà impone su una generazione che potrebbe non ancora avere la necessaria consapevolezza per affrontare in modo sano i nuovi strumenti comunicativi: «Oggi non pochi giovani, storditi dalle infinite possibilità offerte dalle reti informatiche o da altre tecnologie, stabiliscono forme di comunicazione che non contribuiscono alla crescita in umanità, ma rischiano anzi di aumentare il senso di solitudine e di spaesamento. Dinanzi a tali fenomeni, ho parlato più volte di emergenza educativa, una sfida a cui si può e si deve rispondere con intelligenza creativa, impegnandosi a promuovere una comunicazione umanizzante, che stimoli il senso critico e la capacità di valutazione e di discernimento».
La Chiesa vede nel Vangelo una chiave interpretativa valida sempre e comunque, anche ai tempi dell’odierna cultura tecnologica: il paradigma rimane intatto, il dogma si conferma valido. Cambia però in contesto e, quindi, la Chiesa dovrà sapervisi adattare per non trovasi a predicare il Vangelo in un linguaggio arcaico, inefficace ed inascoltato.