La Chiesa pensa al Web 2.0

Nel corso del convegno "Chiesa e Rete 2.0", la CEI si è interrogata sulle nuove opportunità di comunicazione offerte dal Web 2.0. Per la Chiesa, fenomeni come Facebook vanno indagati per comprenderne risvolti e dinamiche senza chiusure aprioristiche
La Chiesa pensa al Web 2.0
Nel corso del convegno "Chiesa e Rete 2.0", la CEI si è interrogata sulle nuove opportunità di comunicazione offerte dal Web 2.0. Per la Chiesa, fenomeni come Facebook vanno indagati per comprenderne risvolti e dinamiche senza chiusure aprioristiche

La Conferenza episcopale italiana invita a una profonda riflessione su Facebook, definito fenomeno di “individualismo interconnesso” su cui la Chiesa deve interrogarsi per comprenderne dinamiche e opportunità. L’apertura sul famoso social network è giunta in occasione del convegno Chiesa in Rete 2.0, promosso dalla CEI per indagare le nuove forme di comunicazione per raggiungere i fedeli online e diffondere il messaggio di evangelizzazione.

Don Domenico Pompili, portavoce della CEI, è intervenuto nel corso del convegno sottolineando l’esistenza di un «nuovo individualismo che cresce e che il sociologo spagnolo Castells non ha esitato a definire “networked individualism” per evocare singoli che rescindono i legami con il territorio circostante, salvo poi moltiplicare le connessioni, magari su Facebook. Non vi è dubbio che ci siano in giro difensori entusiasti del virtuale che tendono a minimizzare il suo impatto, così come vi sono ostinati detrattori del virtuale che vorrebbero descriverlo necessariamente come antitesi all’umano». Don Pompili ha poi interrogato il suo uditorio, chiedendo quale possa essere la strada adatta per avvicinare maggiormente la Chiesa alla Rete, senza dover necessariamente snaturare le identità dei due soggetti.

Per la CEI, le nuove forme di comunicazione veicolate dal Web 2.0 aprono una nuova serie di opportunità cui guardare con grande attenzione. Da semplice fornitrice di contenuti editoriali online, la Chiesa guarda alla possibilità di creare un nuovo modello di comunicazione in Rete basato sulla condivisione di contenuti e l’interazione tra gli utenti. Un passaggio importante e riconosciuto come tale anche da Monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Intervenuto durante l’apertura dei lavori del convegno “Chiesa in Rete 2.0”, Mons. Crociata ha sottolineato come «siamo in presenza ancora di un’oscillazione tra esaltazione e diffidenza rispetto a Internet, tra paura e idolatria, tra senso di minaccia e adesione ingenua e indiscriminata. Al di là dell’atteggiamento in un senso o nell’altro, ciò che sta avvenendo è una presa di coscienza. [Il Web] ha sempre di più il carattere del linguaggio di un ambiente e meno quello di uno strumento».

Trovare la giusta combinazione per sfruttare opportunamente le potenzialità del Web 2.0 non sarà semplice. Sul piano della comunicazione, la Chiesa ha sempre adottato estrema cautela ponderando ogni decisione dopo lunghe fasi di confronto, specialmente all’interno della CEI. L’interesse verso i nuovi aspetti di comunicazione e relazione della Rete è comunque forte, come conferma la recente decisione del Vaticano di aprire un proprio canale su YouTube. Il progetto sarà esposto alla stampa nel corso dei prossimi giorni, ma dalle prime indiscrezioni emerge come il nuovo spazio sul portale di videosharing sarà utilizzato per veicolare i discorsi del Papa e altri documenti video legati all’attività vaticana.

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