La chiusura di Vajont.info oscura 3000 siti Web

Il GIP di Belluno ha imposto la censura del sito Web Vajont.info, bloccando tuttavia l'accesso a numerosi altri portali del tutto estranei ai fatti.
La chiusura di Vajont.info oscura 3000 siti Web
Il GIP di Belluno ha imposto la censura del sito Web Vajont.info, bloccando tuttavia l'accesso a numerosi altri portali del tutto estranei ai fatti.

Il sito Web Vajont.info, portale dedicato al disastro che nel 1963 causò oltre 1900 vittime in seguito ad una frana nell’omonima valle, è stato oscurato in seguito ad un ordine di sequestro preventivo da parte del GIP di Belluno. A spingere le autorità ad una simile decisione sono state le denunce da parte degli onorevoli Scilipoti e Paniz, vittime secondo i rispettivi legali di diffamazione ad opera dei gestori del suddetto sito Web. La cui chiusura, però, blocca oltre 3000 siti del tutto indipendenti ed estranei ai fatti.

L’ordinanza del GIP ha infatti costretto il provider GoDaddy, così come i principali provider italiani, a bloccare l’accesso all’indirizzo IP cui fa riferimento il dominio Vajont.info. Trattandosi di un indirizzo IP virtuale, però, ad esso corrispondono numerosi altri domini, stimati in circa 3000 unità secondo alcune analisi effettuate in prima battuta, i quali non hanno alcun legame con le dichiarazioni diffamatorie nei confronti dei due Onorevoli e che risultano adesso inaccessibili da parte degli utenti dello Stivale.

Secondo l’avvocato Fulvio Sarzana, invece, i siti Web oscurati senza essersi macchiati di alcun reato sarebbero all’incirca 207. Cambia la quantità, dunque, ma non la sostanza: una simile azione di forza rappresenta la dimostrazione di come si stia consolidando anche in Italia una prassi volta alla censura che potrebbe seriamente minare la libertà di espressione e di informazione dei cittadini online, soprattutto qualora diventi abitudine censurare un sito Web in base alle denunce di una singola persona.

Al momento non è nota quale sia la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ovvero la frase con la quale i gestori del portale dedicato alla strage del Vajont avrebbero minato l’onorabilità dei due parlamentari, ritenutisi offesi da una frase che secondo le prime ricostruzioni sembrerebbe appartenere più alla categoria del sarcasmo che a quella delle offese personali. Il caso, insomma, è destinato a far discutere, così come la sentenza da parte del GIP di Belluno, la quale può rappresentare un pericoloso precedente per la censura del Web italiano.

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