Luca Conti ha di recente riflettutto sul crescente ruolo della Cina in internet e nei nuovi media. Come noto, la Cina ha recentemente superato gli Stati Uniti come numero di utenti connessi e, come Luca ci ricorda, sono ben 100 milioni i blog scritti in lingua cinese.
Nessuno sembra parlarne più di tanto, quando si parla di Cina si parla quasi sempre o di “tarocchi” o di genocidi, dimenticandosi che purtroppo la Cina non è “solamente” un Paese che calpesta i diritti umani, ma anche una delle economie emergenti più pericolose.
Il pericolo, si badi bene, non deriva dalla concorrenza, anzi positiva, e neppure dalla diversità, che è bellezza e ricchezza allo stesso tempo. Il vero pericolo deriva dallo sbilanciamento della loro concorrenza, che batte l’Occidente non sul terreno dell’innovazione e del miglioramento, ma su quello dello sfruttamento.
Quanto accade da tempo con cappellini e T-Shirt, insomma, può ben presto accadere anche nel mondo di internet e delle nuove tecnologie. La Cina è un mercato immenso praticamente sconosciuto all’Occidente che, però, farebbe bene a comprendere il mutamento in atto e correre ai ripari.
Come diceva qualche tempo fa Luigi Grimaldi, startupper Italiano nel mondo di internet, “i cinesi per ora sanno solo fare copie, battendoci sul prezzo dei beni riproducibili. Nel giro di 10-15 anni saranno invece capaci di batterci anche sul piano intellettuale e della creatività“.
Sono d’accordissimo su questa analisi che spesso sfugge all’Occidente e in particolare all’Italia, convinta di poter galleggiare all’infinito sul “Made in Italy”, senza comprendere che, in termini assoluti, non ci siamo solo noi a fare belle barche e buoni vini. In più le mode cambiano, e bisogna mostrarsi preparati al cambiamento.