La Cina si è più volte resa protagonista di azioni molto discutibili con l’obiettivo di controllare l’informazione. Da molto tempo, per esempio, le autorità hanno bloccato l’accesso per i residenti ai maggiori social network della rete come Facebook e Twitter. Tuttavia, i cittadini non hanno mai gradito questa forma di censura ed hanno sempre aggirato le restrizioni governative utilizzano il classico sistema delle VPN che permette di mascherare il proprio IP di connessione reale facendo credere ai server del firewall cinese di arrivare da un paese straniero, aggirando, così, le restrizioni. VPN che, inoltre, grazie alla crittografia, permette di navigare in rete sicuri che le informazioni non saranno intercettate da persone terze.
Le autorità cinesi, però, non hanno gradito l’utilizzo della VPN ed hanno deciso di renderle illegali. Da adesso in poi l’utilizzo delle VPN all’interno della Cina è considerato addirittura un vero e proprio crimine. Questo nuovo restrittivo regolamento è stato annunciato dal ministro dell’industria e dell’Informazione Tecnologica cinese la scorsa domenica come ha riportato il South China Morning Post. Il nuovo regolamento in materia di VPN è entrato immediatamente in vigore ed avrà efficacia sino al prossimo 31 marzo del 2018. Chi volesse, comunque, provare ad utilizzare le VPN dovrà farne espressamente richiesta per ricevere un eventuale autorizzazione governativa.
Come evidenzia il Washington Post le nuove norme sull’utilizzo delle VPN nel paese sarebbero volutamente vaghe. Non è chiaro, infatti, come le autorità riusciranno a far rispettare questa nuova normativa ma la sensazione è che questa nuova legge sia stata pensata per prendere di mira le aziende che forniscono servizi VPN per i singoli cittadini, piuttosto che i professionisti che lavorano per le multinazionali nel paese.
La Cina, comunque, non è l’unico paese che prova a tenere sotto controllo l’informazione che passa attraverso il web utilizzando atti restrittivi di vera e propria censura. Anche altri paesi come l’Egitto, la Russia, Cuba, il Bahrain, la Turchia, il Vietnam e tanti altri sono soliti agire in questa maniera.
Nel mese di luglio, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato queste forme di censura governative e ha confermato che la privacy online è un aspetto essenziale della libertà di espressione.