Gli uffici di Google a Seoul sono stati perquisiti dalla polizia della Corea del Sud: il motivo di questa iniziativa è dovuto ad alcuni sospetti riguardanti la piattaforma AdMob, che secondo le autorità avrebbe raccolto illegalmente dati personali sull’ubicazione di un utente.
Negli ultimi tempi sono cresciute le preoccupazioni su possibili raccolte dei dati personali: solo recentemente Apple ha dovuto difendere la sua posizione su un problema simile e riguardante iPhone, e lo stesso è accaduto a Sony. Una situazione riassunta così dalle parole di Kim Kwang-jo, professore di scienze informatiche presso la Korea Advanced Institute of Science and Technology: «Ogni tecnologia ha un rovescio della medaglia. Servizi basati sulla localizzazione sono a vantaggio dei clienti e li aiutano a trovare ristoranti, stazioni di rifornimento e altri luoghi tramite il proprio smartphone. Ma potenzialmente potrebbero violare la privacy dei consumatori. Ci sono alcune lacune nei servizi di localizzazione e le imprese devono ottenere il consenso da parte dei clienti per raccogliere i dati relativi all’ubicazione».
Secondo un funzionario della polizia della Corea del Sud ci sarebbe il sospetto che AdMob raccolga informazioni personali senza l’approvazione della Commissione coreana delle comunicazioni. AdMob, peraltro, è stata acquistata da Google soltanto nel 2010 per una cifra pari a 750 milioni di dollari. Secondo la polizia di Seoul, nella fattispecie, Google avrebbe raccolto informazioni relative a 600.000 utenti e le loro connessioni wireless proprio tramite le vetture di Street View, per poi monetizzare il tutto tramite AdMob con pubblicità mirate in mobilità.