Interessante decisione di Sony che attraverso il suo reparto marketing fa sapere che è previsto il lancio di Branco, un servizio di video in rete diretto al pubblico giapponese, da finanziarsi con la pubblicità.
Tuttavia non si tratterà di video on demand come capita sempre per internet ma di un sistema con programmazione e palinsesto come la tv normale. I canali saranno sei e fortemente tematici: Amedora (drammi stranieri), Bandai (cartoni), Discovery (documentari), VMC (video musicali), Dramatic! Film (corti e lunghi), Puchi TV (corti e video). Per ognuno ci sarà la possibilità per gli utenti di conversare tra di loro durante il programma.
Dalle prime informazioni sembra trattarsi di un esperimento per vedere come e se i meccanismi della vecchia televisione tematica possano reggere in rete, se i concetti di appuntamento ed evento in diretta abbiano ancora senso. E Sony non è l’unica a farsi questa domanda. In molti se lo stanno chiedendo contemporaneamente e anche Joost ha lanciato la diretta con le partite del campionato di basket NCAA.
Inizialmente il concetto di LIVE era stato bandito dalla rete (anche per motivi tecnologici) inneggiando ad una rivoluzione dei contenuti per i quali la diretta e la logica dell’appuntamento non avrebbero avuto più senso poichè l’on demand e la fruizione libera avrebbero regnato.
Così le serie americane ora vengono scaricate e viste in maniera diversa da come accade in televisione e molto altro tipo di video pure. Tuttavia nel mondo dei media raramente una forma muore del tutto, solitamente si ricicla.
A tal proposito occorre ricordare che YouTube ha annunciato che entro fine 2008 sarà possibile per tutti gli utenti pubblicare anche video in streaming, cioè in diretta, cosa che deve aver avuto un certo peso nel momento in cui le altre aziende hanno preso le loro decisioni. Ma ha senso il live nell’era che abbiamo battezzato dell’on demand?
Al momento sembra che chi continua a puntarci creda nel concetto di flusso, cioè che nessuno si connetta ad un canale live per fruire di qualcosa in particolare (per quello c’è l’on demand) ma per essere catturato dal suo flusso, per vedere in quel momento cosa c’è, per godere cioè dei frutti della serendipity.
Più volte mi sono chiesto se tutto l’on demand e i sistemi di “suggerimenti” a partire dai nostri gusti che mettono in piedi siti come YouTube o Last.fm non facciano che ridurre lo spettro della nostra esperienza che da sempre si nutre anche del caso, cioè delle cose viste, sentite o esperite involontariamente che altrimenti nessuno avrebbe mai visto.
Sentiamo ancora bisogno di vedere o sentire cose di cui non sappiamo avere bisogno? Sentiamo ancora il bisogno di andare a tastoni? Sentiamo ancora il bisogno di essere intrattenuti?