Il fisico ungherese Albert-László Barabási ha avuto un’idea geniale: condurre per la Rete lo stesso celebre esperimento sociologico degli anni Cinquanta che stabilì i famosi “sei gradi di separazione”. Curiosità e un po’ di sano orgoglio nazionale (era ungherese la prima persona che immaginò quella teoria, lo scrittore Frigyes Karinthy) lo hanno portato a trovare, sul web, un principio matematico che potesse considerare la distanza massima probabile tra due elementi dello stesso sistema. Il risultato, pubblicato in un articolo del Philosophical Transactions of the Royal Society, è stupefacente: tra due pagine web ci sono non più di 19 collegamenti.
La teoria del mondo piccolo ha così ora una estensione sul “Web piccolo”, peraltro proprio confermata dalla Rete: nei primi anni duemila si sono moltiplicati gli esperimenti – tramite mail e altre piattaforme – che hanno sempre dato lo stesso risultato, sei o poco più. Ora, abbiamo anche uno studio che prende in considerazione, invece delle persone, le pagine web.
Il primo dato importante è che sono molte di più le pagine delle persone: circa 14 miliardi. Il modello simulato dal fisico ne ha ovviamente prese in considerazione molte meno, scoprendo che dei 1.000 miliardi di documenti presenti la maggior parte sono video o immagini mal collegati. Dopo una serie complicata di calcoli e lavorando sugli snodi che invece hanno forte connettività (motori di ricerca, aggregatori) ha stabilito che cambiando la proporzione in scala il rapporto è sempre il medesimo: 19 link.
Questo principio merita di trovare una sua formula: il web tende a raggrupparsi in comunità come fanno gli esseri umani. Questa è la spiegazione del numero tutto sommato basso di porte che separano due pagine web da un qualunque punto dell’ecosistema. Anche se le relazioni umane sono più antiche, basate su storia, geografia, parentele, la Rete si sta dispiegando secondo lo stesso schema, pre-ordinando in modo indipendente dalla sua crescita.
Difficile, senza essere geni della matematica, stabilire l’esattezza di queste considerazioni. La comunità scientifica ha comunque accolto con serietà lo studio, tanto che qualcuno già immagina possa entrare a far parte della conoscenza necessaria a proteggere maggiormente la Rete dai tentativi di black out e isolamento, oppure dal cracking dei movimenti di protesta. Nella battaglia lungo la Rete tra distruttori e conservatori, tra guardie e ladri, sapere che la distanza tra due punti qualunque è più breve di quanto si immaginava interessa a entrambi.