L’assalto al FreeInternet,
vale a dire ai servizi forniti gratuitamente online, non è certamente una
novità. Sono mesi che presidenti e amministratori delegati di molte dot.com
continuano a ripetere
che “l’epoca dell’Internet gratis sta per terminare”. La causa? Bhe, questo
modello di business ha funzionato benissimo all’inizio, quando l’imperativo
era far decollare il settore, ma non funziona più oggi, in un momento in
cui la situazione va normalizzandosi ed è ormai indispensabile cominciare
a tirare le somme fra investimenti e profitti. E così, tutta una serie di
servizi che ci eravamo abituati a considerare gratuiti si sta trasformando,
neanche troppo lentamente, in una serie di servizi che dovremo abituarci
a considerare a pagamento.
La chiusura di Napster è stato il primo, clamoroso segnale. Oggi è la volta degli SMS,
i messaggi che rischiano di non poter più essere inviati gratuitamente tramite
Internet. Rispetto a Napster, la differenza è che si tratta di una vicenda
tutta italiana. A quanto pare, i grandi gestori di telefonia (Omnitel, Wind, Tim) avrebbero stipulato un “accordo di interconnessione” che dovrebbe partire il 1° giugno ed è attualmente sottoposto al vaglio dell’Authority.
In che cosa consiste tale accordo? Nella sostanza, in questo: mentre oggi
per inviare un messaggio SMS bisogna versare un prezzo (200-250 lire circa)
solo alla compagnia di partenza, ora bisognerà pagare una quota anche alla
compagnia di arrivo. Detto altrimenti, se ho un abbonamento Wind e voglio
inviare un SMS a un amico che ha un abbonamento Tim, da domani dovrò pagare
entrambi.
E il Web cosa c’entra, in tutto questo? C’entra,
e molto, perché se l’accordo diventasse operativo, sancirebbe di fatto la
fine dell’invio gratuito di SMS online. Il motivo è semplice. Quasi tutti
i portali che offrivano questo servizio avevano stipulato contratti con gestori
di telefonia esteri che offrivano stock di SMS a prezzi molto vantaggiosi,
talmente vantaggiosi da poter essere forniti gratis all’utente finale. Dal
1° giugno, sostenere tali costi potrebbe diventare impossibile.
La reazione del Web non si è fatta attendere ed è subito esplosa una campagna di protesta e boicottaggio, capeggiata dal portale Clarence e culminata nella presentazione di un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato e all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. In più, è stato lanciato l’SMStrike,
una specie di “corteo virtuale” che comporta la connessione in massa, per
due ore, ai server dei gestori di telefonia allo scopo di rendere visibile,
e quantificabile, la portata del dissenso.
Ecco come, in una dichiarazione rilasciata a Repubblica.it ha spiegato le ragioni della protesta Gianluca Neri,
fondatore di Clarence e promotore dell’iniziativa: “Gli sms erano stati creati,
in principio, come un servizio gratuito, un add-on molto carino da regalare
a margine degli abbonamenti per le chiamate vocali. E adesso questa stretta
annunciata ne farà raddoppiare il costo già alto e decreterà, di fatto, la
fine della loro spedizione via Internet.”
Il paradosso è che questa sarà probabilmente
la prima manifestazione di protesta capace di recare un consistente utile
alle vittime designate, che a fine mese vedranno aumentato il loro traffico
e, di conseguenza, i loro introiti pubblicitari.