Alla fine, Excite@Home ha gettato la spugna. Con uno scarno comunicato stampa, la
società ha annunciato la sospensione delle proprie attività a partire
dal primo marzo del 2002. Per i prossimi due mesi e mezzo, Excite assicurerà il
servizio a larga banda ai clienti delle proprie partecipate. Ma, al termine di
questo periodo, staccherà la spina.
Il primo ottobre di quest’anno Excite@Home, che era stata
una delle compagnie simbolo dell’Internet boom della fine degli anni Novanta ma
già in settembre aveva annunciato
il taglio del 27% della propria forza lavoro, si era rivolta al tribunale
fallimentare per chiedere di essere posta sotto amministrazione controllata.
Questa mossa avrebbe dovuto costituire il primo passo nella riorganizzazione
della società, la cui tappa finale sarebbe stata l’acquisizione da parte di AT&T, suo storico concorrente. AT&T
dichiarò immediatamente di non essere interessata al portale di Excite, ma
soltanto alla sua rete a banda larga, forte di oltre 88 milioni di connessioni
nel mondo.
Il regime di amministrazione controllata ha fornito però ad
Excite alcuni privilegi, in particolare quello di poter rescindere i
contratti che la legavano a 13 operatori telefonici (tra i quali proprio
AT&T) per la fornitura di servizi Internet ad alta velocità. Excite ha così
avviato trattative con gli operatori al fine di ritoccare verso l’alto le
proprie commissioni. In mancanza di un accordo, il servizio sarebbe stato
sospeso già dal 30 novembre.
Tra tutti gli operatori coinvolti, è stato proprio AT&T
a rifiutare il ritocco delle commissioni. Il 3 dicembre, gli 850 mila
utenti a banda larga dell’operatore statunitense si sono ritrovati senza
connessione. AT&T, costretta ad una gigantesca opera di trasferimento dei
clienti dalle utenze di Excite alle proprie, ha così ritirato la propria
offerta di acquisizione di alcuni asset di Excite. L’operazione sarebbe costata
ad AT&T 307 milioni di dollari, una cifra misera se si considera che
al momento della fusione tra Excite ed @Home, la società valeva quasi 7
miliardi di dollari.
Le compagnie che hanno firmato l’accordo, tra le quali
figurano Comcast
e Cox Communication, due società interessate all’acquisto di AT&T Broadband,
si sono impegnate a versare immediatamente 355 milioni di dollari per
ottenere la proroga del servizio fino al 28 febbraio ed avere il tempo di
dirottare i propri clienti verso altri provider.
Questo però non salverà Excite@Home dal proprio destino, che
si andrà ad affiancare ad altri fallimenti che hanno afflitto il mondo dei portali e, ultimamente, anche quello della banda larga.