Mesi di dibattito intenso, poi la bocciatura all’ultimo esame: così l’originale HADOPI era stata affossata in Francia nonostante le pressioni ed il favore del Presidente Nicolas Sarkozy. Il Senato, però, da qualche ora ha riavviato i lavori adottando una versione 2.0 riveduta e corretta della legge: il nuovo testo abolisce alcuni passaggi problematici rilevati in fase di prima stesura, adotta i rilievi posti dal Consiglio Costituzionale e porta avanti i vecchi intenti: chi scarica materiale illegale dalla Rete deve essere punito con la disconnessione.
La bocciatura del Conseil Constitutionnel non fu totale. Il concetto dell’HADOPI in qualità di ente di controllo sulla Rete, avversato da gran parte degli oppositori, non era infatti stato messo all’indice e la legge era stata rimandata al mittente soltanto perché non garantiva un equo processo a quanti fossero stati colti in flagranza di reato. La disconnessione, infatti, avveniva senza preventive indagini, agendo semplicemente al termine del terzo “strike” prima ancora che l’accusato potesse difendersi davanti ad una Corte.
L’HADOPI 2.0 elimina quest’ultima sbavatura affidando all’autorità di controllo l’onere delle indagini ed introducendo un rivisitato terzo “strike”: l’HADOPI segnalerà l’avvenuta violazione ad un giudice, quest’ultimo potrà valutare il caso e potrà procedere con sanzioni fino a 300 mila euro e con penali fino a 2 anni di detenzione. Non solo: anche chi avrà eventualmente permesso l’accesso ad una Rete a chi ne sta facendo uso difforme rispetto alla legge sarà passabile di denuncia, rischiando fino a 1500 euro di sanzione o un mese di detenzione. Lasciare una rete wireless incustodita, insomma, potrebbe essere sufficiente per incorrere nelle maglie dell’HADOPI.
La nuova versione della legge cancella pertanto il passaggio diretto tra raccolta delle prove e disconnessione: solo un giudice potrà decidere in merito, procedendo comunque con rapidissimi processi (basati sulle indagini preliminari dell’HADOPI) che possono portare anche ad un anno di disconnessione forzata. Questo aspetto concerne anche chi è gravato di responsabilità indiretta (fornendo ad esempio la rete usata dall’utente pirata), il quale potrebbe trovarsi a dover scontare una disconnessione lunga fino a 4 mesi, ma il tutto è frutto dell’adozione da parte del legislatore delle osservazioni apportate nel contesto della prima bocciatura: «Nella sua decisione n. 2009-580 DC del 10 giugno 2009 il Conseil Constitutionnel ha affermato che, nella misura in cui una sanzione di questo tipo potrebbe portare a limitare l’esercizio da parte di qualsiasi persona del suo diritto di parlare e comunicare liberamente, il legislatore non poteva, qualunque siano le garanzie che disciplinano l’imposizione di sanzioni, affidare tali poteri ad un’autorità amministrativa».
Il testo («Project de loi relatif à la protection pénale de la propriété littéraire et artistique sur Internet) sarebbe già stato approvato dal Senato con procedura accelerata iniziata il 24 Giugno ed ora dovrebbe passare a secondo esame nelle prossime settimane presso l’Assemblea Nazionale. Ancora una volta sarà poi il Conseil Constitutionnel a proferire l’ultima parola in merito.
- «L’articolo 1, al fine di alleviare il carico di lavoro del sistema giudiziario, conferisce ai membri della commissione per la protezione dei diritti dell ‘Alta Autorità, e alcuni dei suoi funzionari, giurato e abilitato a tal fine, i poteri di polizia giudiziaria al fine di consentire loro di segnalare le violazioni e di raccogliere osservazioni da parte delle persone coinvolte»: le indagini saranno pertanto completamente a carico della “Haute autorité pour la diffusion des ouvres et la protection des droits sur Internet”, lasciando al giudice soltanto il compito minimale della sanzione finale;
- «L’articolo 2, per tener conto della diffusa violazione dei diritti d’autore e dei diritti connessi, quando commessi attraverso Internet, prevede la possibilità di utilizzare la procedura del giudice unico e ordinanze in materia di reato penale. Per quanto riguarda l’opportunità e le condizioni per l’utilizzo delle sanzioni penali, il pubblico ministero sarà guidato da una circolare del Ministro della Giustizia»;
- «L’articolo 3 introduce il codice della proprietà intellettuale di un nuovo articolo L. 335-7, che dà al giudice, quando sono verificate le offese relative al diritto d’autore ed ai diritti connessi di cui agli articoli L. 335-2, L. 335 — L. 335-4 e 3 sono commessi per mezzo di un servizio di comunicazione al pubblico online o di comunicazione elettronica, la capacità di applicare ai loro autori, con una sospensione di accesso al servizio per un massimo di un anno, anche il divieto di acquisto nel corso dello stesso periodo di un altro contratto per un servizio analogo da qualsiasi operatore»: non si tratta soltanto di un atto amministrativo finalizzato alla dissuasione dalla reiterazione del reato, insomma, ma di una vera e propria inibizione dall’accedere alla rete. Quest’ultimo aspetto è regolato inoltre dall’articolo seguente;
- «L’articolo 4 mira a punire la violazione da parte del sottoscrittore condannato al divieto di acquistare un nuovo abbonamento durante il periodo di sospensione imposto. Esso prevede a tal fine un riferimento all’articolo 434-41 del codice penale, che punisce le violazioni del sistema di giustizia penale, quando assume la forma di mancato rispetto delle sanzioni quali la sospensione della patente di guida, […] l’obbligo di effettuare un tirocinio, il divieto di tenere un animale, […].
Le firme in calce sono di François Fillon e del Guardasigilli Michelle Alliot-Marie.