Nokia ha giorni fa annunciato di voler chiudere il suo stabilimento di Bochum, in Germania, nel quale lavorano ben 2.300 dipendenti addetti alla produzione dei noti telefoni cellulari della casa finlandese. La decisione risale a dicembre 2007 anche se è stata resa nota solo la scorsa settimana e Nokia ha dichiarato che non intende trattare né, tanto meno, tornare sui propri passi.
La motivazione di questa pesante decisione è tutta da imputarsi agli elevati costi del lavoro in Germania, che rendono lo spostamento delle attività in Romania più appetibile e conveniente. Da tempo e in più settori l’industria delle nazioni europee più sviluppate soffre di tagli e ridimensionamenti a causa dell’evato costo del lavoro. La concorrenza della manodopera a basso costo non arriva solo da Cina e India, ma dai ben più vicini Paesi dell’Est che in gran parte sono oggi anche membri dell’Unione Europea.
Delocalizzare in questi paesi significa ridurre sensibilmente i costi, senza però allontanarsi troppo dalla casa madre e restando all’interno dell’Unione Europea.
La decisione di licenziare 2.300 persone non è piaciuta a nessuno in Germania, senza distinzioni di colore politico. Sia i sindacati che alcuni ministri hanno addirittura parlato apertamente di boicottaggio e chiesto pubblicamente di non comprare prodotti Nokia. Il capogruppo dell’SPD al parlamento Peter Struck ha persino restituito il suo Nokia N95 in segno di protesta.
Più recentemente la vicenda ha assunto tinte ancor più fosche, quando è trapelata la notizia secondo cui Nokia potrebbe essere obbligata a restituire decine di milioni di euro ricevuti come sovvenzione. In particolare il governatore della regione Nordreno-Vestfalia, Juergen Ruettgers, dopo aver tentato un dialogo con Nokia, ha dichiarato di volersi muovere per ottenere la restituzione di almeno parte dei finaziamenti che la sua regione ha versato a Nokia, finanziamenti la cui somma ammonterebbe a circa 60 milioni di euro.
Di finanziamenti si sono occupati anche a Berlino, dato che il Ministro Federale dell’Economia ha chiesto chiarimenti all’Unione Europa circa finanziamenti erogati a favore del parco industriale di Cluj, dove sorgerà il nuovo stabilimento di Nokia. Pare però assodato che tali finanziamenti nulla hanno a che fare con l’azienda finlandese, essendo stati erogati molto prima che Nokia decidesse di trasferirsi sul posto.
La vicenda è, dunque, lontana da una conclusione definita, anche se pare ormai inevitabile la chiusura dello stabilimento tedesco.