La sensazione forte è che, ultimamente, governi e industrie musicali stiano trovando ciò che mancava loro nella battaglia contro la pirateria: organizzazione.
Dopo le varie misure e proposte avanzate a livello nazionale da ciascun Paese, adesso il passo successivo pare sia una strategia che varchi i confini dei singoli Stati. La pensa così il segretario alla cultura del Regno Unito, Andy Burnham:
Sto lavorando al progetto di un memorandum internazionale, è tempo di un più serio dialogo con i partner europei e americani. Nessuna soluzione nazionale potrà funzionare. Solo un consenso internazionale potrà risultare duraturo.
Il progetto (ambizioso) del segretario britannico sarebbe quello di ridurre la pirateria su Internet nella misura di almeno del 70-80%.
Secondo Burnham, i tempi sono maturi per una sferzata decisiva nella lotta alla pirateria:
L’industria musicale è incredibilmente importante per il nostro Paese, e forse non si è concentrata abbastanza sul problema, come avrebbe dovuto. C’è la forte sensazione che questo sia l’anno giusto per risolvere questa faccenda, abbiamo il giusto slancio.
Come dargli torto: a prescindere dalle solite considerazioni sull’iniquità di alcune misure proposte, o sull’inutilità di una battaglia forse persa in partenza, è innegabile il fermento legislativo che attraversa tutto il pianeta su questo argomento.
Dobbiamo ripeterci? È ovvio che qualcosa di importante, presto o tardi, si farà, magari non quest’anno, come auspica Burnham: l’importante è che le leggi le facciano i Parlamenti e non le industrie, e non si tratti a prescindere il singolo cittadino come un criminale.