La guerra con l'open source è finita. Anzi no

Dopo le accuse di violazione dei brevetti, Microsoft sembra essersi convinta di una pacifica convivenza con il mondo open source. Una mano tesa verso le aziende produttrici di software libero, a patto che riconoscano la proprietà intellettuale di Redmond
La guerra con l'open source è finita. Anzi no
Dopo le accuse di violazione dei brevetti, Microsoft sembra essersi convinta di una pacifica convivenza con il mondo open source. Una mano tesa verso le aziende produttrici di software libero, a patto che riconoscano la proprietà intellettuale di Redmond

I tempi in cui Microsoft minacciava Linux e l’universo FLOSS (Free Libre Open Source Software) a suon di brevetti sembrano acqua passata. Almeno questo è quello che sostiene Horacio Gutierrez, uno degli avvocati responsabili dell’ufficio legale di Microsoft: «Oggi, ma ancor di più in futuro, diventeremo tutti a ‘codice misto’ […] Penso che la guerra tra codice proprietario e codice aperto sia una cosa del passato». Più che una presa di posizione, un’accettazione della necessità di far convivere le due realtà closed e open source.

La Microsoft comunque mantiene sulla faccenda un punto di vista abbastanza personale che non prescinde dalla tutela della proprietà intellettuale e dei brevetti. Gutierrez infatti è convinto che la strada migliore per la deposizione delle armi sia costituita dalla sottoscrizione di accordi simili allo storico patto tra Novell e la stessa Microsoft. L’avvocato infatti dice che «Se anche non tutti gli sforzi per verificare le licenze sono stati fruttuosi, fondamentalmente abbiamo verso i clienti che posseggono le licenze e verso i nostri azionisti il dovere di assicurarci che la nostra proprietà intellettuale venga rispettata».

Gutierrez ammette inoltre di essere stato egli stesso uno dei principali artefici del cambiamento di rotta di Microsoft, dalle minacce di denuncia per violazione di brevetti, alla mano tesa su collaborazioni e accordi. Un cambiamento che ha avuto inizio ben cinque anni fa e che ha portato il gigante di Redmond a mostrarsi più paziente verso le violazioni della proprietà intellettuale. «Una pazienza che però non è illimitata».

A questo proposito, il funzionario Microsoft sembra riferirsi alle aziende come Red Hat, storica società produttrice di sistemi Linux. Infatti nonostante le insistenti pressioni Red Hat si è rifiutata categoricamente di sottoscrivere un accordo di protezione contro le violazioni di brevetti eventualmente contenute nel codice del kernel Linux e di altri prodotti open source. Violazioni più volte chiamate in causa da Microsoft ma che fino ad ora non sono mai state contestualizzate, tanto da spingere molti a pensare ad una mossa per introdurre incertezza nel mercato.

I brevetti sono comunque un’arma a doppio taglio per Microsoft. Da un lato si trova ad usarli per proteggere i propri interessi e i propri investimenti, dall’altro deve difendersi dalle accuse di violazione da parte di altre aziende, come nel caso Lucent-Alcatel. Una ragione ritenuta sufficiente per introdurre un’apposita clausola “brevetti” nella licenza open source Ms-PL utilizzata da alcuni recenti progetti made in Redmond. L’articolo 3.B della Microsoft Public License indica chiaramente che qualora l’utente sollevasse una violazione di brevetto contro uno dei contributori al software in questione, perderebbe a sua volta i diritti su eventuali licenze di brevetti concesse dal contributore chiamato in causa. Della serie “Chi di spada ferisce di spada perisce”.

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