C’erano oltre 100 mila persone, nella serata di ieri, a seguire in diretta la keynote per la presentazione della nuova versione di Facebook. L’appuntamento era alle 19 ora italiana, ma il tutto è iniziato con relativo ritardo a causa di alcuni minuti di attesa e di una introduzione ironica della presentazione che, stando a quanto emerso dai primi tweet, non è stata particolarmente apprezzata poiché sopra le righe e inutile ai fini della presentazione. Poi è arrivato Mark Zuckerberg.
Quel che è chiaro è il fatto che Zuckerberg volesse creare un piccolo show attorno all’evento. Egli stesso si è prestato agli scherzi iniziali, per poi calarsi nei panni del moderno Steve Jobs ed iniziare una lunga presentazione circa quello che stava per accadere in termini di Timeline, Open Graph e Graph Rank. La sensazione che Zuckerberg fosse bloccato nel suo incedere è parsa fin da subito evidente. Da una parte ha giocato probabilmente l’emozione del ragazzino da 17,5 miliardi di dollari, dall’altra è sembrata trapelare la volontà di ricalcare l’icona di Jobs in quanto a movenze, pause e presenza scenica.
Zuckerberg si è dilungato molto nello spiegare la Timeline, quindi ha lasciato il palcoscenico a chi si è occupato di approfondire l’argomento dal punto di vista delle applicazioni e dello sviluppo. Rispetto alle prime keynote il passo avanti è stato importante, ma Zuckerberg sembra non aver ancora trovato l’immagine con cui intende differenziarsi dallo studente di Harvard che, presentandosi al grande pubblico con la palla al piede dei gemelli Winklevoss, necessita ora di imporsi al fianco del suo Facebook.
A Steve Jobs lo show usciva naturale (parlare al passato è a questo punto cosa obbligata) e con un semplice colpo di scena finale i media rimanevano spiazzati e l’utenza stupita. Zuckerberg deve farne ancora molta di strada e la via della differenziazione gli sarà probabilmente utile. Alla prossima keynote serviranno meno show e più decisione, meno sorrisi impostati e parole maggior carisma. Ma il ragazzo è ben avviato e la sua creatura è ormai un impero da 800 milioni di utenti. Non servono particolari escamotage per avere successo quanto sono già i numeri a parlare in autonomia.