La legge di Moore varrà almeno per altri dieci anni. A prevederlo è il suo stesso estensore, quel Gordon E. Moore che nel 1968 fu uno dei fondatori di Intel. Secondo la legge di Moore, formulata nel 1965, il numero di transistor presenti su ogni processore è destinato a raddoppiare ogni due anni, e con esso la potenza dei chip. Una profezia che si autoavvera, potrebbe dirsi, dal momento che è stata la stessa Intel in questi anni a dettare il ritmo dell progresso dei chip in base alla legge del suo fondatore.
«Un altro decennio mi sembra una stima ragionevole», ha dichiarato Moore intervenendo alla International Solid-States Circuits Conference. Affermando che «non c’è fine alla creatività», Moore ha ricordato quando «si pensava che 1 micron [di grandezza per i transistor] fosse il massimo al quale potevamo arrivare»; una soglia successivamente spostata a 0,25 micron e ancora una volta infranta.
Pur confidando in soluzioni sempre nuove che permetteranno di continuare a stipare su un singolo chip quantità crescenti di transistor (l’obiettivo di Intel è 1 miliardo entro il 2005), Moore ha dovuto ammettere che un giorno questa crescita si fermerà: «Non c’è una quantità fisica che possa cambiare esponenzialmente per sempre», ha dichiarato.