Solo pochi giorni or sono Webnews proponeva un approfondimento su quella che è una delle maggiori realtà dell’emergente mondo del social lending. Sentiti i responsabili Zopa, è stato spiegato come e perchè la soluzione possa divenire una alternativa concreta per risparmiatori e consumatori in un periodo tanto problematico per il comparto bancario. A distanza di pochi giorni, però, ecco una notizia che potrebbe far sussultare quanti avevano pensato di investire parte del proprio gruzzoletto in un progetto di social lending: Zopa US ha improvvisamente chiuso i battenti.
La notizia è stata ufficializzata sul blog ufficiale del servizio. Si spiega: «Probabilmente sapete che Zopa US ha un modello molto differente rispetto al Regno Unito ed all’Italia perchè lavora in partnership con istituzioni finanziarie (le Credit Union) invece di essere un mero mercato peer-to-peer come qui ed in Italia. Mentre il nostro modello opera molto bene con le attuali condizioni di mercato, gli Stati Uniti sono afflitti in un modo non prevedibile ai tempi in cui abbiamo lanciato il servizio». La conseguenza, unica ed inderogabile, è quella della chiusura. Il blog si affretta comunque a sottolineare due punti ritenuti fondamentali: innanzitutto la scelta portata avanti non avrà impatto alcuno sugli omologhi mercati UK, italiano ed asiatico; inoltre viene ribadito a più riprese come la struttura del progetto US fosse totalmente differente, una impronta basata sul modello bancario per motivi legali.
In ossequio all’approfondimento delle scorse settimane su Zopa e sul Social Lending, si è voluti tornare sul tema per porre l’interrogativo Zopa US e capire come e perchè la situazione italiana possa davvero essere differente. E, soprattutto, come e perchè gli utenti italiani non dovrebbero temere una situazione come quella statunitense (ove peraltro ogni credito ed ogni prestito è stato comunque garantito senza alcuna ripercussione sugli “zopiani”. Il Marketing Manager di Zopa.it, Carlo Vitali, si è offerto di approfondire la vicenda:
In che misura Zopa Italia è differente da Zopa US?
«Il modello originale di Zopa è quello inglese, in cui Prestatori e Richiedenti si incontrano su web e si scambiano denaro direttamente tra loro. È un modello svincolato dagli attori tradizionali del credito come banche e finanziarie e dalle logiche poco credibili da essi perseguite, che abbiamo potuto replicare con successo in Italia. Zopa US non ha potuto farlo: la legislazione americana varia da stato a stato e non era possibile ottenere un’unica autorizzazione ad operare. Ha quindi preferito sperimentare un altro modello che si appoggiava alle Credit Unions, una sorta di banche cooperative. Attraverso Zopa US i Prestatori acquisivano dei certificati di deposito con rendimento garantito dalle Credit Unions, i Richiedenti erano valutati da Zopa US ma ottenevano il prestito direttamente dalle Credit Unions. La componente di social lending risiedeva nel fatto che i Prestatori devolvevano parte degli interessi a favore dei Richiedenti che si presentavano e descrivevano i propri progetti sul sito di Zopa US. Il modello, che è evidentemente diverso da quello italiano, ha avuto una buona partenza nei primi mesi di quest’anno, con svariati milioni di dollari di prestiti erogati. Con il modello US si era addirittura arrivati al paradosso che grazie ai contributi dei Prestatori alcuni Richiedenti ottenevano i prestiti a tasso zero».
Perchè Zopa US ha chiuso mentre Zopa Italia non correrebbe rischi?
«Zopa US ha fortemente risentito nell’ultimo periodo dello tsunami nei mercati finanziari americani: il mercato del credito si è di fatto bloccato, sono saltati tutti i parametri di rischiosità e quindi le erogazioni dei prestiti attraverso Zopa US sono rallentate drammaticamente. È stato meglio porre fine all’esperienza, non essendo chiare le possibilità di sviluppo e di crescita a fronte di costi operativi certi. Fortunatamente la scelta di appoggiarsi alle Credit Unions, che sono una realtà molto solida e senza i problemi delle banche d’affari e commerciali americane, ha comportato che la chiusura di Zopa US fosse del tutto indolore per i loro Prestatori e Richiedenti, esse possono continuare tranquillamente e senza alcun rischio il loro rapporto con le Credit Unions. Zopa Italia invece, grazie all’utilizzo del modello inglese, è in pieno sviluppo, è il social lending con miglior tasso di sviluppo nei primi mesi di attività e sta anzi beneficiando di questo momento di chiarificazione su come funzionano i mercati finanziari con un ulteriore maggior afflusso di Prestatori e Richiedenti».