Liu Xia, moglie del Premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo (promotore e coordinatore del documento Charta 08), è agli arresti domiciliari. Lo fa sapere con un messaggio comparso su Twitter, sintetico come la piattaforma di microblogging esige ma ugualmente pregno di significato, per comprendere quale sia la reazione del governo cinese all’assegnazione del prestigioso riconoscimento a un dissidente.
Sono tornata a casa e dall’8 ottobre mi trovo agli arresti domiciliari. Non so quando potrò rivedere qualcuno e il mio telefono è stato messo fuori uso.
Sempre dalle pagine del social network, ha fatto sapere di essere stata in visita al marito, all’interno del carcere della città di Jinzhou, nel nord-est del paese, dove Liu Xiaobo sta scontando una condanna di undici anni per comportamenti ritenuti sovversivi.
Ho detto a Xiaobo che ha vinto il premio. Per favore, aiutatemi tutti voi a comunicare tramite Twitter. Grazie.
Fuori dall’abitazione di Pechino i soldati non permettono a nessuno di entrare o uscire, tenendo così Liu Xia isolata dal resto del mondo. Ai tanti giornalisti stranieri giunti sul posto, la maggior parte dei quali inviati da testate di Hong Kong e Taiwan, non è permesso avvicinarsi per porre domande alla donna. E mentre Liu Xiaobo dedica il riconoscimento assegnatogli a tutte le vittime della repressione di piazza Tiananmen, l’informazione locale tace sulla vicenda. La Rete, fortunatamente, no.
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