È uno studio che ha risvolti a metà strada tra il bizzarro e l’inquietante, quello condotta in partnership dalla University of the West of England in Bristol e dal Bristol Robotics Laboratory. Un esperimento che si propone come scopo quello di trovare un collegamento tangibile fra il comportamento di una muffa melmosa e le espressioni facciali degli esseri umani. Il team è lo stesso che già nel 2009 tentò di sfruttare le peculiarità del physarum polycephalum (questo il nome scientifico) per dare vita a una sorta di robot cibernetico, in grado di muoversi decidendo autonomamente quale percorso seguire.
Questa volta i ricercatori hanno misurato gli impulsi emessi dall’organismo in diverse situazioni, ad esempio quando si sposta alla ricerca di cibo oppure per allontanarsi da una fonte luminosa. Per farlo si sono affidati a una serie di 64 minuscoli elettrodi che, una volta captato il segnale elettrico, lo hanno inviato a un elaboratore per la sua conversione in formato sonoro. Questo poi è stato utilizzato per generare espressioni differenti sul viso artificiale di un robot, a seconda della frequenza, del volume e dal fatto di essere stato rilevato quando la muffa era alla ricerca di cibo oppure in fuga da un potenziale pericolo. Il risultato è quello visibile nel filmato in streaming di seguito.
Un’ennesima dimostrazione di quanto anche l’elemento che si potrebbe pensare il più semplice presente in natura sia in realtà capace di comportamenti soprendenti. Questo particolare tipo di protista (di colore giallo, come nell’immagine di apertura) solitamente si diffonde in ambienti freschi e umidi, ad esempio in prossimità delle foglie cadute a terra in fase di decomposizione o sui tronchi degli alberi. A rendere speciale quella che viene in termini scientifici definita come melma policefala è la sua abilità di spostarsi attraverso un movimento detto flusso di spola, caratterizzato dal ritmico andirivieni del flusso del protoplasma (fonte Wikipedia).