La multa di 40 milioni a eBay non è cosa da poco. Se questa linea dovesse passare fino all’ultimo grado di giudizio, significherebbe che (estendendo il discorso) le piattaforme sarebbero responsabili di ciò che veicolano. Il che sarebbe terribilmente nocivo per il sistema intero. Spiega a ragione Quintarelli:
Sulla base della direttiva europea sul commercio elettronico il fornitore del mezzo tecnico si limita ad essere un “mere conduit” e non può essere ritenuto responsabile delle comunicazioni. Se così non fosse, non ci sarebbe Internet. Immaginate se una piattaforma
di blogging venisse ritenuta responsabile di ciò che scrivono i suoi utenti…
Nello stesso post, inoltre, si propone un diverso punto di vista sulla vicenda:
Ritengo che alla fine eBay la spunterà, ma il clamore c’è stato. E notevole. E se fosse questo il fine?
Insomma, io interpreto così la sollecitazione di Quintarelli: e se si volesse solo avvertire l’utenza del fatto che il materiale dell’azienda accusante venduto su eBay è molto spesso tarocco? E se Louis Vuitton avesse deciso di intraprendere tale iniziativa legale più per una questione formale nei confronti dei suoi rivenditori che non contro eBay? E se questa sentenza fosse un megafono offerto alla parte accusante, piuttosto che una precisa direzione intrapresa dalla giurisprudenza d’oltralpe? Teoria interessante. In ogni caso eBay è azienda USA: in Francia, è risaputo, non poteva che esserci qualche intoppo prima o poi…