L’11 febbraio si è tenuta a Londra una tavola rotonda incentrata sul rapporto fra i nuovi media digitali e i prossimi Giochi Olimpici, che si svolgeranno, come è noto, nel 2012 proprio nella capitale britannica. Fra gli invitati a parlare c’era Rick Cotton, un vero esperto del settore, essendo il Vice Presidente Esecutivo e Consigliere Legale del network americano NBC, nonché presidente della Coalizione contro la Contraffazione e la Pirateria (CACP).
In quella sede, Cotton ha affermato che la pirateria audiovisiva non è più una minaccia per gli operatori del settore, grazie alle nuove leggi e alle moderne tecnologie che consentono una maggiore tutela del materiale coperto dal diritto d’autore.
Per la verità, più che alle reti P2P, il suo era un riferimento ai siti come YouTube, che effettivamente negli ultimi tempi ha installato un programma per individuare ed eliminare i video protetti da copyright. Ma è altrettanto vero che il suddetto software è tutt’altro che infallibile, che non esiste solo YouTube e che, più in generale, il fenomeno del file sharing va espandendosi a macchia d’olio. Per rimanere in questo campo, ci sono ormai decine di programmi e centinaia di siti attraverso i quali è possibile vedere eventi sportivi in tempo reale e in modo del tutto gratuito. Quindi, affermare che sia tutto “sotto controllo” ci sembra un “wishful thinking” più che un’effettiva constatazione dello stato delle cose.
Più interessante ci pare il pensiero di Alex Balfour, responsabile capo del dipartimento New Media per il comitato organizzatore olimpico, il quale, nel corso della stessa tavola rotonda, ha fermamente sostenuto l’idea che il pubblico finirà per preferire le proposte di alta qualità fornite dai network “tradizionali” piuttosto che le alternative, magari gratuite ma qualitativamente scadenti.
Se una “lotta” deve essere fatta alla pirateria, che sia fatta migliorando l’offerta, non opprimendo gli utenti.