Le nuove tecnologie rivoluzionano il mondo, si sente dire spesso questa frase. Un’espressione sicuramente corretta ma che alcuni sembrano non voler (o non sapere) comprendere, quel “qualcuno” sono, parlando di TV, gli operatori dell’attuale industria televisiva, quelli cresciuti con la TV analogica e che forse non riescono a comprendere del tutto la portata rivoluzionaria non tanto della TV digitale, ma della TV che viaggia sulla banda larga e che ne sfrutta le elevatissime potenzialità.
Molto spesso i responsabili dei vari canali nazionali generalisti affermano che la TV è “viva”, che la gente resterà fedele al mezzo televisivo tradizionale e che Internet non rappresenta un pericolo ma semmai un vantaggio. Tutto giusto, almeno in teoria, ma in pratica?
La pratica dice, almeno seguendo l’andamento del mercato USA, che la gente si sta spostando sempre più su forme di TV “non lineari“, ovvero che si sta spostando da quella TV che conosciamo fino ad oggi, quella con i palinsesti fissi e gli orari ben precisi (anche se nella TV italiana di orari precisi non si può parlare, ma questo è un altro punto…), ad una forma di TV sempre più “su misura”, costruita secondo i propri gusti e secondo i propri tempi, quella offerta dall’on-demand quindi.
In questo scenario potrebbero apparire pertanto “obsoleti” anche due mezzi televisivi come il satellite e il DTT, i quali hanno dalla loro molti vantaggi ma che sono inequivocabilmente legati al modello lineare di distribuzione dei contenuti di cui si parlava prima.
Per il momento in Italia queste piattaforme reggono e sono in crescita (quella del DTT è fisiologica in quanto va di pari passo con lo switch-off), ma in un futuro in cui la gente si sarà abituata a decidere da sé il proprio palinsesto, che fine faranno queste piattaforme? Resteranno “di nicchia”, magari in quelle zone non coperte adeguatamente dall’ADSL o avranno pur sempre un ruolo di primo piano?
Già il fatto che molti contenuti diffusi via Web sono adesso fruibili tramite i televisori del salotto (grazie ad apposite applicazioni chiamate widget) potrebbe far pensare che, in fondo, Internet un certo pubblico può “rubarlo” a queste televisioni, anche alla luce delle recenti implementazioni verso l’alta definizione fatte da alcuni portali video.
Per questa ragione c’è chi afferma che esse rappresentano un tipo di televisione destinato a diventare sempre meno importante agli occhi del pubblico e dei pubblicitari. Difficile pensare infatti che manterranno intatto il loro “potere”, ma la partita è ancora aperta e se queste aziende televisive riuscissero a cogliere il cambiamento trasformandosi e adattandosi al mercato potrebbero continuare a “dire la loro” per molti anni. Riusciranno a farlo?