Sono diverse le polemiche che spesso ruotano attorno al “fenomeno facebook”: la nostra privacy è a rischio, i confini non sono mai ben definiti, le persone non fanno un corretto utilizzo dello strumento e via dicendo.
Queste polemiche (ormai troppo esasperate a mio modo di vedere) mi hanno indotto a riflettere sul ruolo di noi utenze riguardo al fenomeno e al Web 2.0 in generale.
Come scrive Lovink il prezzo che paghiamo per i servizi 2.0 è in realtà un prezzo altissimo: quello della nostra privacy, delle nostre informazioni personali. È vero?
Sicuramente (e questo nessuno lo mette in dubbio) “GMail” conosce tutte le nostre mail e le nostre comunicazioni, sicuramente “Facebook” ha un occhio privilegiato sulla nostra vita e sicuramente “LinkedIn” inquadra perfettamente noi e i nostri collaboratori.
Ma la cosa può spaventarci tanto?
Le informazioni che detengono non sono diverse da quelle che può avere la nostra banca, l’INPS, una scuola o altri istituti o enti dei quali facciamo parte o con i quali entriamo quotidianamente in relazione.
La scelta è sempre e comunque dell’utenza: siamo disposti a rinunciare al controllo (ma lo abbiamo mai avuto veramente?) sulla nostra vita e sulle nostre informazioni per questi servizi?
E voi cosa ne pensate?
Secondo voi la nostra privacy ha ancora un valore? Lo ha mai avuto? È mai esistita veramente?
Le riflessioni che si possono fare attorno a questo argomento, a mio modo di vedere, sono parecchie e interessanti: la comprensione di questi fenomeni può sicuramente aiutarci ad assumere un ruolo più attivo e consapevole all’interno della realtà nella quale ci muoviamo e (perché no) aiutarci a parteciparvi più attivamente.
A voi la palla.