Un comunicato della Guardia di Finanza di Roma propone alcuni spunti di particolare interesse relativamente ad una operazione appena conclusasi nella capitale e provincia (portata peraltro avanti con la collaborazione dei consulenti tecnici Business Software Alliance).
L’esito, ancora una volta, descrive innanzitutto un fenomeno dai grandi numeri: «nel corso delle verifiche sono state visitate piccole aziende, esercizi commerciali, studi professionali (architetti, ingegneri, amministratori condominiali), agenzie immobiliari, di pubblicità, grafica e tipografie; presso il 50,7% di queste società è stato rinvenuto software illecito». In tutto sono stati sequestrati 169 computer e ben 487 software illegali per un controvalore di 600 mila euro a prezzo di mercato: «tra i software più frequentemente rinvenuti figurano prodotti professionali per la stampa di Quark, per la grafica di Adobe e Corel, per il CAD (computer aided design) di Autodesk e Acca, oltre ovviamente a prodotti di larghissimo consumo quali quelli di Microsoft, tra cui il recente Office 2007, e numerosi antivirus di Symantec».
38 responsabili d’azienda sono stati denunciati: il percorso giudiziario prevede una denuncia penale ed una sanzione amministrativa raddoppiata rispetto alla violazione (1.200.000 euro, dunque, in totale).
Ma c’è un fattore particolarmente interessante nella comunicazione divulgata, ed è relativa alla definizione stessa di pirateria, spesso superficialmente legata generalmente al download illegale: «tra le forme di pirateria più frequentemente riscontrate resta prevalente l’underlicensing (consistente nell’installazione, effettuata direttamente dal personale dell’azienda, di più copie del prodotto di quelle previste dalla licenza d’uso). Il download illegale è in forte aumento, l’acquisto di materiale masterizzato illegalmente è fortemente radicato, ma è riscontrata nell’underlicensing la fenomenologia più diffusa di pirateria: non semplicemente materiale “rubato”, dunque, ma materiale legalmente acquistato e poi utilizzato al di fuori dei limiti espressamente previsti dalle condizioni d’uso indicate.
Secondo la quantificazione offertaci in una apposita intervista da Arnaldo Borsa, Responsabile Antipirateria di BSA Italia, l’underlicensing rappresenta oltre il 50% dei casi di pirateria da ufficio: «chi viene scoperto in dolo generalmente invoca l’ignoranza della norma come attenuante delle proprie responsabilità. Una volta (cioè intorno al 2000, quando è stata approvata la vigente legge 248) l’ignoranza prevaleva, oggi la legge è assai più nota nella business community e prevale il dolo».