Sono passate soltanto poche ore dal doppio passo Boldrini/Grasso, con relativo passo indietro della prima, circa la necessità di “leggi speciali” per il Web e la sua sicurezza. Poche ore nelle quali il discorso sembrava essersi aperto e chiuso come una triste parentesi da gettarsi alle spalle. Lo stimolo inviato da Camera e Senato sembra però essere stato raccolto dalla Polizia di Stato, che per voce del comandante della Polizia Postale e delle Comunicazioni Antonio Apruzzese mette in prima fila le forze armate per preannunciare una lotta a tutto campo pronta anche a farsi “virtuale”.
Le parole di Apruzzese sono state raccolte sul Corriere della Sera: «Pensate alle volanti che girano per le strade. Ecco, funzionerà così. Nasceranno delle volanti anche per Internet, la polizia girerà sul web e monitorerà i social network pronta ad intervenire contro gli abusi, le diffamazioni, i falsi profili». Quella che al momento è una sorta di idea immaginifica, in tempi estremamente brevi potrebbe essere realtà: ancora non è chiaro quali saranno le competenze di quella che si presenta come una vera e propria task force dedicata al Web, ma appare lampante il fatto che la novità vada letta in perfetta linearità con quanto asserito da Laura Boldrini e Piero Grasso nei giorni passati.
Si passa da “leggi speciali” a “controlli speciali”, insomma, con un lavoro proattivo più intenso da parte delle autorità. La vastità dei reati possibili e la difficoltà di agire in modo proattivo rende però tutto più fumoso: sulla base di quali stimoli andrà a lavorare la Polizia Postale? Quali saranno le differenze rispetto ad un passato nel quale alla Polizia si è contestata anzitutto una eccessiva lentezza di azione?
La Polizia Postale sembra voler rispondere anzitutto ad una crescente polemica relativa al difficile adattamento degli organi tradizionali di controllo al cospetto di una innovazione tecnologica che rende sempre più difficile il monitoraggio del mondo online. Una risposta, peraltro, anche alle polemiche che il Movimento 5 Stelle ha sollevato circa l’inerzia con cui la violazione della posta elettronica dei propri rappresentanti è stata affrontata. Ad oggi, quindi, da Apruzzese giungono più che altro dichiarazioni di intenti e manifesti d’azione, senza dettagli tecnici ed operativi:
Dobbiamo confrontarci con una nuova criminalità specializzata, organizzata e transfrontaliera che può contare su scienziati matematici in Cina e nei Paesi dell’ex Unione Sovietica capaci di concepire virus efficacissimi. La filiera è ramificata e possiede anche una fitta rete di riciclatori in grado di lavare il denaro ricavato, girandolo su conti intestati a teste di legno. Questi criminali del web sono sempre più bravi a infettare computer e telefonini, hanno scoperto armi micidiali come il virus Zeus e il BotNet, Robot Network, con cui possono controllare milioni di apparecchi, intere “mandrie”…
La Polizia si trova di fronte ad «un universo nuovo in cui dobbiamo muoverci in fretta», e sembra essere proprio la fretta la matrice prima dell’azione. Ma prima di partire, un immediato consiglio al legislatore per facilitare il compito degli inquirenti: introdurre il reato di furto d’identità digitale, così che si possa perseguire con più efficacia quanti sfruttano il Web per truffe e malaffare di vario genere. Parlamento e Governo, insomma, hanno una prima indicazione utile su cui lavorare in tema di “leggi speciali” per il Web.
Se non c’era sicuramente bisogno di leggi speciali così come delineato dalla Presidenza di Camera e Senato, c’è invece probabilmente bisogno di controlli speciali e di organismi speciali di controllo. Quanto la Polizia Postale sia attrezzata e pronta per assumersi una simile responsabilità non è chiaro, ma sicuramente le modalità con cui andrà a porre in essere questa nuova missione dovranno essere cesellate ed affinate per evitare di incorrere in pericolosi corto circuiti tra libertà e controllo.