Incredibile ma vero: per rimediare ad anni di sprechi e mala gestione, che hanno contribuito nel tempo a indebitare la TV di Stato e a ridurne i ricavi, l’attuale Amministratore Delegato della televisione pubblica Carlo Fuortes ha pensato di formulare alcune proposte. Una , in particolare, lascia alquanto allibiti: per rientrare di parte delle perdite, che a oggi sarebbero pari a “700 milioni in 13 anni”, il dirigente avrebbe pensato ad alcune soluzione, una delle quali prevede di allargare l’obbligo di pagamento del canone RAI anche a chi non possiede una TV ma utilizza smartphone e tablet.
La proposta choc e la reazione della FIEG
D’accordo alla proposta ovviamente l’esecutivo Usigrai, che in un comunicato stampa plaude alle parole di Fuortes, scrivendo tra le altre cose che “le novità che potrebbero arrivare dal recepimento della Direttiva europea in merito ai tetti pubblicitari rischiano di mettere in ginocchio la RAI. Questo quadro crea disastri strategici perché riduce gli investimenti, riduce la possibilità di fare concorsi per assumere nuove competenze, impedisce qualunque progetto di sviluppo”.
Tornando a Carlo Fuortes, come riportato dal sito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), durante il suo intervento davanti alla commissione di vigilanza della RAI, l’amministratore delegato ha proposto anche di avere il riconoscimento integrale delle risorse del canone, eliminando quindi le trattenute da 110 milioni che di solito vengono assegnate al Fondo per l’editoria, la cancellazione della tassa sulla concessione sul canone ordinario e “la riduzione del limite di affollamento pubblicitario per singola fascia all’8%”.
Le proposte dell’AD hanno suscitato non poche polemiche, oltre che una bocciatura da diversi esponenti del mondo della politica e dell’editoria, compresa la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG). Quest’ultima ha definito “improvvide” le dichiarazioni di Fuortes in quanto “i 110 milioni di euro a fronte di oltre 1,7 miliardi incassati dalla Rai, rappresentano una quantità di risorse senza uguali per gli altri operatori” e “hanno come obiettivo il pluralismo dell’informazione, a garanzia di tutti i cittadini come previsto dalla Costituzione e a copertura di un fondamentale servizio al pubblico quale quello offerto dai giornali”.