Chissà come avranno reagito i 3.000 dipendenti della Regione Lazio alla circolare che, nei giorni scorsi, ha disposto il divieto di accedere a Internet dal posto di lavoro. E soprattutto, chissà se qualcuno di loro cederà alla tentazione di cliccare su “Non mi piace più” nella pagina ufficiale Facebook della presidente in carica Renata Polverini, i cui collaboratori più stretti hanno preso l’impopolare decisione. Il social network in blu, infatti, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo che il 70% dei dipendenti pubblici è stato colto mentre bazzicava sulle bacheche 2.0 anziché svolgere le proprie mansioni.
Si tratta di un provvedimento necessario ma non punitivo, secondo i vertici della Regione, per assicurare una maggiore produttività o, per dirla in altri termini, evitare distrazioni. Nella circolare, va specificato, vengono anche elencati alcuni uffici per i quali si chiuderà un occhio, più in particolare: ufficio di presidenza, ufficio di gabinetto, ufficio del segretario generale, responsabili della strutture che collaborano con il segretario generale, assessori regionali e segreterie, direttori di dipartimento e direttori regionali.
Snocciolando i log raccolti dai responsabili dei sistemi informatici, oltre a un traffico imponente da e verso le pagine di Facebook, è stato rilevato anche un 20% che dalla propria scrivania accedeva in modo continuato alle chat di Messenger e ai video in streaming su YouTube.
Al fine di porre rimedio alla situazione, i responsabili dovranno anche verificare che i dipendenti non utilizzino sul posto di lavoro periferiche personali per la connessione alla Rete (come gli ormai diffusissimi dongle USB degli operatori mobile), né software non autorizzati, così da scongiurare eventuali rischi per la sicurezza dei documenti trattati.