Recentemente avevamo parlato della necessità che il processo di transizione verso il nuovo standard IPv6 fosse accelerato, richiesta arrivata addirittura dall’Unione Europea che prevede la fine degli Ip con lo standard IPv4 già entro il 2010.
Una data molto vicina che mette in difficoltà l’intera rete mondiale che di fatto si dice pronta ma che in realtà è ben lontana dall’essere già configurata per il delicato passaggio all’IPv6.
Tra i pochi che sono già pronti c’è GARR, noto consorzio universitario che si occupa di ricerca, reti e connettività.
In un comunicato stampa, GARR ha annunciato di essere già pronto e che da tempo sta lavorando al progetto 6net in cui viene sperimentato l’IPv6. Ma leggiamo assieme alcuni passi fondamentali del lavoro svolto da GARR in questi anni.
Grazie alla partecipazione a 6Net, progetto europeo partito nel 2002 con lo scopo di sviluppare e testare IPv6 in condizioni realistiche, la rete GARR è in grado già da alcuni anni di supportare il nuovo protocollo Internet. Il Consortium GARR si è occupato del coordinamento del progetto per quanto riguarda l’Italia ed ha realizzato una rete sperimentale IPv6, parallela all’attuale rete di produzione GARR.
Alcuni utenti hanno partecipato alla sperimentazione e sono stati collegati a tale rete in modo diretto o indiretto. Dopo la chiusura del progetto (giugno 2005), il GARR ha gradualmente introdotto l’IPv6 nella sua rete di produzione. Attualmente tutta la rete GARR è double-stack, cioè è in grado di fornire connettività IPv4 e IPv6 a tutti gli Enti collegati.
All’interno della comunità GARR – che fin dall’inizio ha seguito con grande interesse lo sviluppo del nuovo protocollo – numerosi utenti implementano IPv6 nell’ambito delle loro reti. IPv6 è già disponibile su tutti i sistemi operativi e le principali applicazioni (posta, web) sono già utilizzabili con il doppio protocollo IPv4-IPv6) così come dimostrano alcune Università che hanno configurato in questo modo i computer utilizzati dagli studenti.
Attualmente, il volume di traffico su IPv6 è ancora marginale, ma la diffusione del nuovo protocollo aumenterà quando la maggioranza degli utenti sarà in grado di usarlo per le sue operazioni quotidiane sulla rete.