Un importante segnale di stop giunge alla RIAA in riferimento alla serie di denunce che l’associazione delle major della discografia sta avanzando nel tentativo di fermare il fenomeno P2P. Il tutto prende corpo dal giudice Russel Eliason della Corte distrettuale di Winston-Salem, il quale ha ottenuto che le Università non rivelassero l’identità dei due ragazzi sotto accusa e conosciuti dalla RIAA solo per i rispettivi nickname usati all’atto dello scambio proibito: “Hulk” e “CadillacMan”. La sentenza di divieto è giunta dalla Corte Federale del North Carolina.
Gli avvocati dei due ragazzi si sono così espressi sulla vicenda: «Non intendiamo condonare la pirateria musicale […] ciò che ci interessa sono i diritti dell’individuo […] il diritto alla privacy va protetto». La sconfitta brucia sicuramente molto ai responsabili RIAA in quanto un precedente simile rischia di mettere in forse tutte le successive denunce effettuate e non ancora risolte con patteggiamento (importante l’impegno RIAA nelle università e, più recentemente, anche sulla cosiddetta Internet2).
Inizialmente le due università coinvolte (University of North Carolina e North Carolina State University) avrebbero palesato l’intenzione di collaborare con gli inquirenti, ma in seguito la difesa dei propri studenti si è fatta più serrata. Per allontanare gli scheletri rappresentati dal pericolo di un precedente, la RIAA ha immediatamente lasciato trapelare tramite il portavoce Jenni Engebretsen il concetto per cui il provvedimento oggi in esame sia ormai datato (due anni fa l’inizio della storia di “Hulk” e “CadillacMan”) e le successive iniziative legali abbiano avuto matrice diversa. Se una battaglia sembra essere irrimediabilmente persa (non è da escludere però una ulteriore evoluzione della vicenda), la guerra appare invece quantomai aperta.