Tiger Woods, oltre ad essere un campione di fama internazionale, è anche un business fatto a persona attorno al quale ruotano enormi investimenti pubblicitari. Attorno alla sua immagine è stato anche costruito un noto videogioco, ed è dal suo nome che potrebbe ora iniziare un progetto pilota volto a preservare la profittabilità nel tempo del progetto. Tutto ciò, va ricordato, nonostante condizioni di mercato pesantemente variate e difficile sviluppo di ulteriori miglioramenti all’esperienza videoludica proposta.
EA Sport sta progettando di iniziare la grande rivoluzione partendo da Tiger Woods PGA Tour. Il videogioco propone sfide di golf impersonando Tiger Woods o sfidando Tiger Woods stesso, mettendo a disposizione i migliori campi da gioco al mondo e controllando ogni “swing” con precise manovre del controller. Il videogame, però, ha raggiunto standard qualitativi di grande realismo e difficilmente sarà possibile migliorarne ulteriormente l’esperienza di gioco. Per questo Electronic Arts potrebbe investire non tanto su nuovi sviluppi, ma sull’introduzione di una nuova formula di accesso al gioco: non più il solo acquisto una tantum del supporto fisico, ma un abbonamento per l’accesso mensile all’esperienza di gaming.
La dematerializzazione dei videogame è un percorso obbligato che, con le console sempre più connesse al Web per accedere alle esperienze “live” di gioco in multiplayer, diventa pratica ogni giorno più comune. Vanno progressivamente creandosi, quindi, le condizioni per proporre agli utenti un download del videogioco invece dell’acquisto materiale dello stesso. Anche la formula del pagamento, però, potrebbe essere variata: non solo l’acquisto una tantum che porta oggi molti appassionati a spendere 60 dollari annuali per avere gli aggiornamenti, ma una forma di abbonamento e di merchandising virtuale che riescano ad ottenere nel tempo medesimi ritorni con aggiornamenti “liquidi” che cambino la logica di release vincente fino ad oggi. Forma, peraltro, che potrebbe ben adattarsi anche al gaming da pc, estendendo pertanto il bacino d’utenza potenziale e proponendo una dimensione “cloud” a cui il gaming ammicca in modo sempre più esplicito.
Difficile, ad oggi, capire come e se l’utenza accetti un modello diverso di accesso al gioco e se sia possibile ottenere più di quei 60 dollari annui che i più erano disposti a spendere secondo la formula tradizionale. La valutazione della Electronic Arts parte dalla profittabilità e dovrà trovare la propria sentenza nello stesso ambito: non si tratta, infatti, di migliorare l’esperienza di gioco, ma di rendere quanto più semplice, immediato e profittevole possibile l’accesso all’acquisto ed alla spesa.
Se l’esperimento Tiger Woods dovesse funzionare, però, prenderebbe il via un effetto domino destinato a coinvolgere l’intero settore ed in modo particolare quei giochi che prosperano sugli aggiornamenti annuali e sulla serialità delle varie puntate. Uno “swing” impegnativo, insomma, che Electronic Arts ha deciso di mettere nelle mani del più grande dei campioni. Del resto i colpi di classe non sono rari per l’abbinata EA/Woods: ne è esempio lampante la risposta che l’azienda ha proposto in passato alle accuse provenienti su YouTube da un utente che criticava un bug tale da permettere al Tiger Woods virtuale di camminare sulle acque per colpire una pallina finita in acqua. «Non è un errore», spiegò la EA Sport: