La Russia ha confermato che intende portare avanti i piani per dare una presa più stretta al traffico internet che attraversa il paese. Lo farà, con tutta probabilità, attraverso una strategia simile a quella abilitata in Cina, ovvero tramite la costruzione di una sorta di Great Firewall, un muro telematico che controllerà cosa entra e cosa esce dai confini telematici nazionali.
Mosca ha infatti votato favorevolmente al disegno di legge che prevede di consegnare alle agenzie governative, su richiesta, tutti i dati che passano attraverso i server russi, consentendo potenzialmente di censurare ciò che si vuole. Una parte dell’accordo include la costruzione di infrastrutture hardware che indirizzino le informazioni dagli internet service provider ai database del Cremlino. I fautori della mossa affermano di voler semplicemente negare il rischio di un attacco informatico, da parte degli Stati Uniti o di un altro paese percepito come ostile, ma è evidente che il tutto sia finalizzato a chiudere l’accesso libero al web internamente. In effetti, la tecnologia di cui si parla darà anche al governo un potere senza precedenti nel controllare ciò che il popolo della Russia può vedere e sentire. Non viene certamente pubblicizzato come un altro “Great Firewall” ma è esattamente quello che è.
La Russia ha avuto una posizione molto aggressiva circa l’uso di internet e l’aggiunta di questa nuova infrastruttura è l’ultimo tassello di un puzzle che include tentativi di mettere al bando client di piattaforme cifrate, come Telegram e WhatsApp. All’inizio di quest’anno, e in preparazione alla mossa, Mosca ha più volte “spento” e riacceso il collegamento di molti provider ai clienti, per cominciare a incutere un po’ di timore.
Sicuramente l’Unione Europea non starà a guardare un’eventualità del genere. Più di una volta, Bruxelles ha intimato il governo autoritario di concedere ai suoi cittadini la dovuta libertà di espressione, continuamente a rischio lungo tutta la nazione.