La Russia sta sviluppando un browser proprio. L’obiettivo è quello di rendere la macchina statale immune da problemi, immune da attacchi esterni e legata ad un proxy nazionale di dubbia natura e pericolosa utilità. Non si tratta di una ipotesi, ma di una realtà già operativa: il progetto parte dal Ministero per le Comunicazioni e le Comunicazioni di Massa ed ha già pesato sulle casse dello stato per «svariate decine di milioni di rubli» (ipotizzabile una cifra approssimativa pari ad oltre 1 milione di euro).
Il progetto verrà portato avanti da una gruppo formato da FSB (ex-KGB), Federal State Unitary Enterprise “STC” Atlas, Federal State Unitary Enterprise” MRI “Integral e da rappresentanti del Ministero della Difesa. L’obiettivo è chiaro: fare in modo che gli apparati istituzionali russi risultino immuni da possibili offensive estere. Trattasi pertanto di una risposta chiara alla guerra fredda informatica che il mondo sta sperimentando ormai da tempo, con una sfida tra oriente occidente nello scambio di accuse per gli attacchi informatici subiti dalle reti nazionali.
Secondo quanto riportato da infox.ru, la Russia teme esplicitamente quei servizi (quale potrebbe essere l’insieme delle offerte Google) che raccolgono dati relativi all’utenza e possono così avere informazioni strategiche per eventuali attacchi. Il gruppo indica nella fattispecie dati quali il tipo di browser usato, il sistema operativo adoperato, l’indirizzo IP identificante la singola utenza, le attività praticate in rete, i servizi utilizzati, i gusti, le abitudini, i contatti e molto altro ancora.
L’idea russa è in modo particolare quella di una realizzazione hardware/software in grado di rendere anonimo ad un server estero il numero IP dell’utente. Così facendo risulta impossibile tracciarne le attività e le abitudini, rendendo priva di significato la raccolta dati sui server al di fuori del territorio nazionale. Il team ha pertanto scelto Firefox come browser di base sul quale sviluppare la propria soluzione. Trattasi infatti di un software buono tanto per piattaforme Windows quanto per piattaforme Linux, avente codice open source e grande distribuzione tra gli utenti. Un Firefox modificato potrebbe quindi svolgere adeguatamente i compiti desiderati.
Non tutti, però, sembrano guardare con favore alla scelta russa. Internamente alle istituzioni stesse, infatti, c’è chi teme l’ostruzionismo estero per una strategia simile, e tutto ciò in un momento estremamente delicato per lo sviluppo della Rete internazionale. La Russia, infatti, da una parte sta cercando un patto con gli USA per entrare nell’ICANN e dall’altra sta promulgando leggi in grado di assicurare un pericoloso controllo governativo sulle attività del Web. La creazione di una normativa restrittiva ed il concomitante studio di un browser e di un proxy imposto dall’alto ai provider renderebbe la rete russa ben più controllata di quella cinese, ove già una soluzione come la temuta Green Dam è stata temporaneamente accantonata a causa delle pressioni occidentali.