C’era una volta “la settimana dello Smau” in cui gli addetti ai lavori si preparavano a un tour de force simile a quelli del mondo della canzone prima di Sanremo. Erano gli anni a cavallo verso la fine degli anni ’90. Lo Smau di Milano era una fiera veramente importante nel panorama europeo e mondiale. A Milano arrivavano tutti o quasi i maggiori produttori mondiali, vicariando il sempre maggiore implodere del mondo ICT italiano.
Poi l’arrivo della grande rete causò una minore importanza di eventi di dimensioni medie, accrescendo l’importanza degli eventi giganteschi, tipo CEBIT ad Hannover o Comdex a Las Vegas, riducendo le ambizioni della manifestazione milanese, che puntò a sposarsi con il mercato consumer, riuscendo solo a demotivare ulteriormente il mercato b2b a essere presente. Lo Smau ha così iniziato una dolorosa crisi che ha anche portato alla sua cessione a operatori nuovi che non hanno fatto meglio dei precedenti.
Anche quest’anno la prima intenzione è stata di starsene a casa, a maggior ragione dopo l’edizione dello scorso anno. Ma poi in effetti il giorno 17 saliremo sul treno verso la nuova Fiera di Milano sperando finalmente una volta di essere stupiti positivamente dalla rassegna milanese, anche se i numeri del mercato ICT italiano non ci dicono nulla di buono.
Il problema è che l’economia italiana ha perso troppi treni in questo settore per troppi motivi, riuscendo solo a mantenere delle nicchie di mercato di alta qualità in una situazione generale stagnante. Lo Smau si sta sforzando di fare cose nuove e la presenza di una grossa area ben strutturata dedicata all’innovazione probabilmente giustifica il viaggio alla Fiera.
Una volta era un classico l’odore delle caldarroste all’uscita dallo Smau, quando migliaia di visitatori scendevano a branco verso la metropolitana milanese. Ora è rimasto probabilmente solo il fumo nell’aria. Le castagne non ci sono più.