– Ma voi chi siete?
– Siamo di Striscia la Notizia…
Dopo la risposta tanto temuta, il politico di turno era solito darsela a gambe sprofondando in un mutismo da antologia che lasciava ben poco spazio di azione all’inviato della trasmissione satirica. Funzionò così per numerosi anni, poi alla fine gli onorevoli mangiarono la foglia e iniziarono a capire che sfuggire dalle telecamere di Striscia poteva rivelarsi una pratica controproducente. I politici spalmati sui sedili delle loro auto blu o pronti a passeggiate alla bersagliera per evitare le domande degli inviati della trasmissione di Antonio Ricci sono ormai mosche bianche, singole eccezioni che sembrano confermare la regola. Al grido di “sorridi, fai il simpatico e tieni duro”, i politici si lasciano sbertucciare e ricevono di buon grado tapiri, scamorze e altri presidi acchiappapolvere donati da Striscia.
La medesima sorte la subì, alcuni anni dopo, anche la trasmissione televisiva “Le Iene”, una variante maggiormente incattivita e cloridrica di Striscia la Notizia. Gli uomini di Palazzo appena sentivano “Le Iene, Italia Uno” cercavano di volatilizzarsi, mostrando in numerose occasione una malcelata diffidenza nei confronti delle telecamere di Italia Uno e di quegli strani inviati vestiti da cassamortari con gli occhiali scuri. Poi anche “Le Iene” furono metabolizzate dall’uomo politico medio, pronto ora a fare il simpaticone davanti all’obiettivo in cerca di un po’ di sana pubblicità gratuita e di una maschera in grado di riscattare la sua immagine nei confronti del pubblico elettore.
La diffidenza da parte dei politici sembra invece persistere nei confronti della Rete. Non lo dimostrano solamente i tentativi spesso solo abbozzati di creare spazi autonomi online, in cui il politico di turno cerca di aprire un canale comunicativo diretto con il suo elettore, ma anche l’atteggiamento tenuto nei confronti di chi fa citizen journalism attraverso il Web.
Grazie ai suoi toni sopra le righe, e all’effetto mediatico non indifferente di una denuncia da parte del premier Silvio Berlusconi un paio di legislature fa, Piero Ricca è divenuto sicuramente uno dei più famosi “intervistatori di assalto” della Rete. Evoluzione dell’inviato catodico di Striscia o delle Iene, Ricca porta spesso l’intervista provocatoria oltre l’ennesima potenza, indisponendo non poco coloro che decidono di rispondere alle sue domande. Ma qui non ci interessano molto i metodi, spesso opinabili, utilizzati da Ricca per fare controinformazione online, quanto invece la reazione da parte di numerosi politici alla semplice frase “Stiamo girando un video per Internet, permette una domanda?”.
In molte delle clip prodotte da Ricca, alla visione delle telecamere i potenziali intervistati si avvicinano, immaginando di avere a portata di mano il famoso quarto d’oro di celebrità televisiva. Non appena viene rivelato loro che il filmato sarà semplicemente caricato online, l’atteggiamento di aperta disponibilità cambia; sfumata la possibilità di apparire in tivù, gli onorevoli girano i tacchi, si immergono in un impenetrabile mutismo e se ne vanno. Come tutte le cose sconosciute e per le quali si possiede poca padronanza, il Web insospettisce non poco l’homo politicus medio, che nel dubbio preferisce non concedersi alla telecamera e di conseguenza alla Rete.
Il filmato qui proposto dimostra chiaramente l’atteggiamento sulla difensiva dei politici nei confronti di Internet, a prescindere dalla foggia e specie dell’intervistatore. La parte finale del video sembra rafforzare questa impressione: dopo aver subito alcuni rifiuti, l’intervistatore cambia strategia e invece di nominare il Web preferisce fingersi un inviato della televisione svizzera…