La sonda Juno registra l'eruzione vulcanica più potente del Sistema Solare

La sonda Juno osserva un'eruzione vulcanica su Io, la luna di Giove, con energia pari a tutte le centrali elettriche della Terra.
La sonda Juno registra l'eruzione vulcanica più potente del Sistema Solare
La sonda Juno osserva un'eruzione vulcanica su Io, la luna di Giove, con energia pari a tutte le centrali elettriche della Terra.

La più potente eruzione vulcanica mai osservata nel Sistema Solare è stata registrata sulla luna Io durante il recente sorvolo della sonda Juno della NASA. Il fenomeno, documentato il 27 dicembre 2024, ha interessato un’area di 100.000 chilometri quadrati nell’emisfero meridionale del satellite di Giove, sprigionando un’energia paragonabile alla produzione di tutte le centrali elettriche terrestri.

L’eccezionale evento è stato catturato grazie a JIRAM, un sofisticato rilevatore a infrarossi di fabbricazione italiana, che ha registrato emissioni termiche talmente intense da mandare in saturazione i suoi sensori. I dati raccolti indicano la presenza di imponenti flussi di magma provenienti da estese camere magmatiche sotterranee.

Il passaggio della sonda, che si è avvicinata fino a 74.400 chilometri dalla superficie di Io, fa parte di una serie di osservazioni programmate nell’ambito della missione Juno, partita nel 2011 per studiare il sistema gioviano. Gli scienziati attendono con interesse il prossimo sorvolo, previsto per il 3 marzo 2025, quando telescopi terrestri supporteranno le rilevazioni della sonda.

Le immagini della Junocam, la fotocamera di bordo, hanno documentato le trasformazioni della superficie lunare causate dall’eruzione: nuovi depositi piroclastici, estese colate laviche e accumuli di materiali vulcanici composti principalmente da zolfo e anidride solforosa sono ora chiaramente visibili.

Questa intensa attività vulcanica trova la sua origine nell’orbita ellittica di Io attorno a Giove. Le potenti forze di marea generate dal gigante gassoso deformano continuamente la luna, generando calore per attrito che alimenta i suoi circa 400 vulcani attivi, facendone un caso unico nel nostro sistema planetario.

Il successo di questa osservazione sottolinea l’importanza della cooperazione spaziale internazionale, con un particolare riconoscimento al contributo italiano attraverso lo strumento JIRAM, determinante per questa storica scoperta.

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