Non paga della pessima figura fatta qualche giorno fa, La Stampa si ripresenta con un nuovo caso che merita quantomeno attenzione.
Il 1 settembre scorso è stato il turno, per l’ennesima volta, di Second Life, soprannominato “Il deserto degli Avatar” da Bruno Ruffilli.
Nel suo pezzo il giornalista si scaglia irriverente e ironico sul metaverso di Linden Lab, luogo che secondo lui era nato per bilanciare le insoddisfazioni della vita reale, dando la possibilità di costruirsene una virtuale. L’articolo poi prosegue con numeri fantasiosi che vogliono forzatamente dipingere un declino che non c’è e un fallimento che non è assolutamente nell’aria.
Il fatto che Bruno Ruffilli abbia in mente un uso puerile e volgarotto di Second Life non significa che tutti la pensino come lui e, soprattutto, che usino Second Life come probabilmente lo userebbe lui.
La realtà, come sempre, è ben altra e ben diversa da quella dipinta dal “prestigioso” quotidiano. Nei primi due trimestri del 2008 nel mercato dei metaversi sono stati investiti ben 300 milioni di dollari che, visto il brutto periodo in cui versa l’economia, sono una gran bella cifra.
A ciò si aggiungono le tantissime esperienze positive, di giovani artisti e affermati professionisti che hanno trovato in Second Life ed in altri metaversi un luogo perfetto per realizzare ambiziose ed originali sperimentazioni.
Second Life e i metaversi in generale hanno dimostrato di essere strumenti formidabili per tantissimi scopi, quali la formazione, la sperimentazione artistica, la divulgazione, la comunicazione e tanti altri ancora. Allo stesso tempo, come tutti gli strumenti, ci sono cose che in Second Life non riescono bene.
Finchè ci saranno personaggi come Ruffilli che, senza capire, parlano solo degli esperimenti mal riusciti o dei casi limite negativi, nessuno saprà che in realtà Second Life et similia sono opportunità strepitose.
Rimando al bel post di Stefano Lazzari, eccellente professionista esperto ed attivo in Second Life, che ben sintetizza lo sdegno della comunità di persone che lavorano con serietà in Second Life.