La questione Google News ha creato una frattura nel mondo dell’editoria. In Italia è possibile identificare le due fazioni con due sigle rappresentanti due mondi complementari, le due facce della stessa medaglia: da una parte c’è la FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali), il gruppo che ha denunciato Google News pretendendo una presa di posizione da parte dell’antitrust; dall’altra c’è l’ANSO (Associazione Nazionale Stampa Online) che difende i propri interessi corporativi attaccando la controparte e rivendicando maggiore attenzione su quelle che sono le dinamiche della rete.
La denuncia della FIEG è cosa nota: si contesta tanto il meccanismo di Google News quanto lo sfruttamento di Google del proprio dominio sulle ricerche online, il tutto con un impianto accusatorio significativo ma claudicante. A schierarsi dalla parte di Google News, però, ora v’è una controparte importante e rappresentata da tutti quegli editori che vivono sulla rete e che non hanno altri mezzi di sussistenza dalla propria parte (e per i quali, pertanto, il traffico proveniente da Google si fa vitale): «Colpire Google News vuol dire rendere l’informazione meno libera e pluralista, danneggiando i piccoli editori locali, che spesso propongono sul web notizie ignorate dai mezzi d’informazione classici o che non sempre trovano adeguata risonanza […] Il servizio Google News porta quotidianamente migliaia di visitatori ai nostri siti e siamo grati a Google di questo servizio, gratuito e non supportato da inserzioni pubblicitarie. Gli editori che si lamentato (che già hanno determinato un oligopolio nella stampa tradizionale e che sembra vogliano ripetere l’esperimento anche nell’editoria online) vorrebbero i visitatori di Google senza che Google indicizzasse i loro siti. Forse è un po’ troppo. Il servizio di Google News è importante perché permette agli utenti di confrontare con immediatezza più fonti di notizie su uno stesso argomento».
Tra le righe si legge non solo una guerra al canale, ma anche una guerra intestina che si consuma nella concorrenza tra editori generalisti ed editori locali, in una sfida che basa sull’immediatezza e sulla capillarità la propria chiave di volta: «La concorrenza dell’informazione locale, capillare e sempre sul pezzo, porta via milioni di lettori che quotidianamente arrivano ai siti di piccoli (ma grandi) editori, molti dei quali associati ANSO. E gli utenti arrivano in larga parte attraverso Google e Google News. Interrompere questo tipo di servizio significa intercettare questi utenti, che usufruivano del servizio, e convogliarli verso la corrente più forte dei grandi (non sempre) editori nazionali».
Le parole sono quelle di Benedetto Liberati, Vice Presidente Anso, così come raccolte sul sito della Libertà di Stampa Diritto all’Informazione (LSDI). La questione è stata recentemente estesa dall’antitrust da una indagine su Google Italia alla casa madre Google. Il motivo è meramente tecnico: Google Italia non ha ruoli responsabili nella gestione di Google News, servizio progettato e gestito invece direttamente dalla sede di Mountain View.