Un nuovo sistema anti-P2P, denominato Copyrouter, prodotto dalla Brilliant Digital, ha esordito nelle ultime settimane, con la promessa di poter monitorare, individuare e poi trasformare chi scarica abusivamente in consumatori paganti.
Copyrouter opererebbe, stando alle dichiarazioni della Brilliant Digital, come un sistema di analisi di tutti i dati intercorrenti tra il provider e il singolo utente, analizzando sia i nomi dei file e controllandoli con liste di file illegali (prodotte in base a elenchi stilati dai detentori dei diritti e da segnalazioni aggiuntive) ma soprattutto monitorando i pacchetti scambiati tra il provider e l’utente, potendo analizzare sia gli allegati delle email, che i download HTTP, che alcuni protocolli peer-to-peer come Gnutella e FastTrack.
Il vero elemento che dovrebbe (doveva?) differenziare Copyrouter da altri sistemi ideati per combattere il dilagante fenomeno del P2P in violazione dei copyright è la capacità di bypassare anche le contromisure, in particolare il criptaggio dei file (direzione in cui stanno andando, lentamente, diversi client P2P e che dovrebbero garantire una maggiore privacy ai loro utilizzatori). Per far questo Copyrouter riuscirebbe a manipolare la richiesta del protocollo crittato e la comunicazione a livello di software tra chi riceve e chi invia il file, per poter così ricevere un file che non sia né crittato né compresso, in modo da poterlo poi tranquillamente leggere e analizzare.
Copyrouter in origine era stato pensato come sistema per sconfiggere o quantomeno limitare la pornografia minorile, obiettivo nobile ma che, oltre a sollevare diverse obiezioni di metodo, per via delle possibili violazioni della privacy e quindi di crescente invasione della sfera personale, suscita quale perplessità anche dal punto di vista tecnico.
Infatti questo sistema, così ingegnoso e arzigogolato, e che probabilmente è costato molto lavoro ai suoi creatori, parte già battuto da una larga fetta di sistemi P2P: BitTorrent, che utilizza un sistema di scambio file che per sua natura sfugge alla tipologia di controlli messi in campo da Copyrouter. Tramite BitTorrent infatti i file vengono divisi in parti piccolissime che vengono inviate e scambiate non tra singoli utenti ma tra molti, che nel processo di download al contempo inviano e scaricano altre parti del file ad utenti diversi, in modo tale da rendere impossibile l’esame e il riconoscimento da parte di Copyrouter dell’identità del file scambiato.
Ma è questo il vero problema? Vedendo negli ultimi anni i tantissimi tentativi di arginare il fenomeno del P2P mediante accorgimenti tecnologici, superati poi a loro volta da evoluzioni dei sistemi stessi e il tutto senza risultati apprezzabili, non potrebbe essere semplicemente sbagliato il piano di scontro-discussione?