La tv in rete è roba da donne

Secondo un sondaggio IMMI il pubblico che fruisce di contenuti televisivi in rete non solo nella metà dei casi sceglie programmi di prima visione ma sarebbe anche composto in prevalenza da donne tra i 25 e i 44 anni, con un alto livello di istruzione
La tv in rete è roba da donne
Secondo un sondaggio IMMI il pubblico che fruisce di contenuti televisivi in rete non solo nella metà dei casi sceglie programmi di prima visione ma sarebbe anche composto in prevalenza da donne tra i 25 e i 44 anni, con un alto livello di istruzione

Sono in molti ad attendere il sorpasso del web sulla tv e, benchè il traguardo sembri decisamente lontano, arrivano comunque segnali di avvicinamento. Lo conferma ora un sondaggio Integrated Media Measurement.

Secondo il sondaggio, effettuato su 3.000 soggetti di sei città statunitensi (Los Angeles, New York, Chicago, Miami, Houston e Denver) nell’arco di un mese, il 50% di quanti guardano contenuti televisivi dalla rete sceglie programmi di prima visione mentre l’altra metà guarda contenuti più vecchi o ne rivede di già visti. Altra sorpresa è che il grosso del pubblico in questione sarebbe composto da donne lavoratrici con un alto livello di istruzione tra i 25 e i 44 anni, un segmento che più di altri avrebbe problemi di tempo e che quindi soffre maggiormente la rigidità dei palinsesti.

Certo le cifre sono esigue rispetto agli spettatori televisivi, tuttavia in alcuni casi che coinvolgono prodotti particolarmente graditi al popolo della rete si scorge un massa di fruitori interessante. È capitato ad esempio con “Heroes”, per il quale in media il 10% degli spettatori ne fruiva per la prima e unica volta dal monitor di un computer.

Più in profondità le cifre del sondaggio svelano come il pubblico che fruisce dei contenuti televisivi da pc non sia un pubblico da televisione, non appartenga cioè alla categoria degli heavy watchers (solo 13,6% si può definire tale), dunque è un pubblico nuovo altrimenti difficilmente raggiungibile. Anche perchè, considerando il pubblico che soffre il palinsesto, se i dispositivi di registrazione digitale sono installati nel 30% circa delle case, la connessione ad internet è presente nell’82%.

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