L’Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione del Report Media & Entertainment, con l’analisi del settore a livello mondiale e italiano. Il report analizza le performance dal 2018 al 2021 dei principali gruppi italiani e dei 21 maggiori player privati mondiali, di cui 11 hanno sede negli USA, 7 in Europa e 1 Gruppo ciascuno in Giappone, Messico e Sud Africa. Lo studio comprende una previsione sui possibili scenari futuri delle TV tradizionali e in streaming. Ecco il quadro che ne è emerso.
Streaming, è boom Netflix
La pandemia ha accelerato il cambiamento, già in atto da tempo, nei comportamenti degli spettatori, soprattutto nella fascia dei nativi digitali, sempre più attratti da modalità di fruizione basate sulle logiche del “whenever, wherever and on any device”. Per le tv tradizionali diventa quindi fondamentale ampliare l’offerta digitale e assecondare i gusti emergenti degli spettatori. Nel 2020 il giro d’affari aggregato dei 21 principali operatori internazionali privati ammontava a €271,1 mld (-7,6% rispetto al 2019), per circa l’85% generato da operatori a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella Top10 della classifica per fatturato.
Il primo gruppo non statunitense è Vivendi, settimo con ricavi pro-forma di €8,7 mld, mentre tra le altre europee RTL Group è nona (€6 mld). In generale, nel triennio 2018-2020, i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono diminuiti in media del 2,8%, con il continuo sviluppo delle piattaforme di streaming che ha bilanciato il rallentamento delle tv tradizionali, penalizzate anche dalla cancellazione e/o riprogrammazione di eventi sportivi durante il 1° semestre 2020. Boom in tal senso di Netflix, che segna un CAGR del +25,8%, con soli quattro altri broadcaster in crescita nel periodo.
Nel 2020 è infatti proseguita la crescita esponenziale delle piattaforme online, grazie anche alla forte ascesa di Netflix che può già contare su oltre 4 milioni di abbonati (quasi triplicati rispetto al 2018). Diverso il discorso per gli otto principali operatori Media&Entertainment italiani, che hanno subìto una contrazione dei ricavi dell’8,8% sul 2019, quale effetto dei minori introiti pubblicitari (-13,5%) e della distribuzione di contenuti (-10,3%). Segno negativo, ma più contenuto, anche per i ricavi della Pay TV (-2%).
Il 2021, l’anno degli operatori italiani
Netflix a parte, il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Sky, Rai e Mediaset) che detengono più dell’80% del settore televisivo nazionale. In termini di fatturato, Sky si attesta in prima posizione (€2,8 mld), seguita da Rai (€2,5 mld) e Mediaset (€1,8 mld). Questi numeri hanno consentito all’operatore S-Vod (Subscription Video on Demand) di sviluppare nel nostro Paese un giro d’affari stimato attorno ai €300 milioni nel 2020 (+70% sul 2019 e +160% rispetto al 2018), con una proiezione verso i €450 milioni nel 2021.
Per l’intero 2021 si stima una crescita dell’8% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, grazie alla ripresa della pubblicità e all’ulteriore accelerazione dei servizi streaming che sfrutterà anche il completamento (previsto per gennaio 2023) del passaggio al digitale terrestre di seconda generazione. In tale ambito è però necessario che il nostro Paese colmi il gap in essere con i principali Paesi Europei quanto a copertura delle reti broadband VHCN (Very High Capacity Networks).
Il report prevede nel prossimo futuro il rallentamento delle sottoscrizioni ai principali player S-Vod a vantaggio degli operatori tradizionali come RaiPlay e Mediaset Infinity, favorendo l’ingresso di nuovi operatori (Pluto Tv è visibile da fine ottobre 2021) e il lancio di nuove offerte che combinano business model dei servizi. Per il resto, Rai è sempre l’emittente più seguita dagli italiani, raggiungendo il 36% delle quote di ascolto nel giorno medio nel 2021. Seguono Mediaset (31,9%), Discovery (7,4%), Sky (6,2%), La7 (3,7%) e ViacomCBS (1,9%).