Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda hanno spiato per anni e spiano tutt’ora i paesi dell’Unione Europea (e non solo loro) per ottenere e sfruttare informazioni di carattere commerciale. Strumento unico e onnipresente di tale strategia di spionaggio su scala globale è Echelon, un sistema d’intercettazione in grado di leggere e ascoltare e-mail, fax e telefonate, nonché qualsiasi tipo di trasmissione satellitare e su fibra ottica.
Non che si tratti di una novità: il “caso Echelon” era noto da anni, solo che una larga fetta degli osservatori, fino a ieri, riteneva l’esistenza del “grande orecchio un fatto assai improbabile, una specie di allucinazione collettiva, una leggenda paranoide degna di un incubo orwelliano: insomma, una chimera. E invece Echelon c’è, e a quanto pare ci sente anche benissimo. O almeno questa è la convinzione espressa da Gerhard Schmid, europarlamentare tedesco relatore dell’apposita Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo, che pochi giorni fa ha presentato la bozza delle conclusioni cui è giunta dopo circa 10 mesi di lavoro.
A quanto pare, i prodromi di Echelon risalgono addirittura al 1947, anno in cui Commonwealth e Usa avrebbero sottoscritto un accordo per scambiare e condividere i risultati delle proprie attività d’intercettazione, presumibilmente con lo scopo di ottenere informazioni riservate da utilizzare nel contesto difficile della guerra fredda. Di fatto, sembra però che Echelon sia diventato operativo soltanto nel 1971, subendo da allora continui aggiornamenti. Oggi, scomparse le ragioni militari, per lo meno in questa zona del mondo, pare certo che lo scopo principale di Echelon sia di carattere commerciale: spiare gli altri paesi per imporsi, tramite le informazioni ottenute, sui loro mercati. Una pratica che definire “scorretta” è chiaramente un benevolo eufemismo.
L’operazione avrebbe la sua duplice base a FortMeade, nel Maryland, e a Cheltenham, nel Regno Unito, mentre altre stazioni di ascolto sarebbero ubicate in Germania, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.
Gli statunitensi, finora, avevano sempre negato l’esistenza di “una cosa chiamata Echelon”, e ancora oggi, sembra, non sono riusciti a fare nulla di meglio se non nascondersi dietro silenzi più o meno imbarazzati. Le uniche dichiarazioni semiufficiali, ai limiti dell’offensivo, restano a tutt’oggi quello che James Woolsey, ex capo della CIA, rilasciò qualche tempo fa dichiarazioni nelle quali affermava che gli States avrebbero sì utilizzato Echelon, ma non per attuare pratiche di concorrenza sleale, bensì per evitare che la nota corruzione delle imprese europee infettasse le notoriamente innocenti e incontaminate aziende nordamericane.
Durissima la reazione della Commissione europea, che ha invitato tutte le aziende europee a criptare massicciamente i propri messaggi, invocando nello stesso la realizzazione in tempi brevi di una legislazione più adeguata in grado di uniformare lo standard di controllo dei servizi di intelligence nazionali. Quanto alla Gran Bretagna, c’è il rischio, molto concreto, che il suo comportamento risulti in aperto contrasto con la Convenzione Europea sui Diritti Umani, che tutela il diritto alla privacy di tutti i cittadini dell’Unione, a meno che non vi siano gravi e fondati motivi che giustifichino l’intercettazione.