È diventata un’icona e la caratteristica distintiva dei keynote della Mela. Parliamo del mitico maglione “turtleneck” nero che Steve Jobs amava indossare sempre anche nella vita di tutti i giorni e nelle interviste TV. Grazie alla biografia ufficiale sull’iCEO, scritta da Walter Isaacson, scopriamo che da principio quella doveva essere l’uniforme dei dipendenti Apple, poi frettolosamente accantonata in seguito alle rumorose proteste. Storia di eccezionale amministrazione in quei di Cupertino.
Tutto è iniziato in seguito al viaggio che Jobs fece in Giappone negli anni ’80, occasione nella quale scoprì che tutti i dipendenti Sony indossavano un’uniforme. Gli parve un’idea talmente valida che pensò di esportarla in California nel tentativo di creare ancora più coesione tra impiegati, ingegneri e manager.
Fu in tale occasione che entrò in contatto con Issey Miyake, un famosissimo designer nipponico, cui chiese di osare la creazione di una casacca che potesse essere indossata all’interno del Campus. L’accoglienza fu tutt’altro che calorosa:
«Gli impiegati Apple espressero aggressive riserve su questa proposta un po’ orwelliana. “Mio Dio, quanto mi hanno fischiato sul palcoscenico!” avrebbe confessato Jobs a Isaacson. Ciononostante, Miyake e il CEO di Apple restarono in contatto, e poiché l’entusiasmo di quest’ultimo per le uniformi personali non accennava a calare, Jobs chiese a Miyake di creare per lui qualche maglione “turtleneck” nero classico. Ne ricevette letteralmente diverse centinaia.»
Ed ecco così spiegato perché, a distanza di 20 anni, Jobs aveva ancora quel maglione indosso. Lo spiega lui stesso con un commento che oggi suona sinistramente toccante:
«Ne ho a sufficienza per il resto della mia vita.»
E ora che conosciamo anche questo divertente retroscena, qualcuno giustamente si domanda: passino i maglioni di Miyake, ma che storia hanno allora i jeans Levi’s? Sospettiamo che su questo ci sia molto meno folklore e leggenda, ma tant’è.