(ANSA) – VITERBO, 25 GEN – Due ragazzi della provincia di Viterbo morti in due distinti incidenti stradali continuano a ‘vivere’ nel web. Collegandosi ai link si puo’ dialogare con loro. Arianna e Andrea raccontano la loro vita, rispondono alle domande, mostrano filmati e fotografie. Arianna, tutte le sere, riceve i saluti dei suoi parenti. A realizzare e tenere costantemente aggiornati i due siti sono il padre della ragazza e gli amici di Andrea.
La frammentazione delle nostre vite tra la dimensione reale e la dimensione virtuale (online) rende possibili cose come questa. Non interessa approfondire nel merito, non interessa verificare la veridicità dei dettagli del lancio dell’ANSA. Quel che interessa, in queste circostanze, è riflettere sul fatto che una cosa del genere possa essere.
La domanda da porsi diviene direttamente la seguente: è giusto appropriarsi della vita virtuale altrui, ancor più se di un defunto? Appropriarsi di una vita altrui non significa in qualche modo appropriarsi dell’identità stessa altrui?
Gli eventi tragici sono momenti particolari e chi li vive merita rispetto, tolleranza e comprensione. Questa riflessione vuole astrarre la situazione per stuzzicare una riflessione generale, totalmente avulsa dal caso specifico: in che misura la morte può incidere sulle nostre vite virtuali? Il distacco dalla vita terrena come va rapportato alla “disconnessione” definitiva?