Si chiama Alice Flat e, nonostante un DNA fatto di possibili obiezioni, sicure contestazioni e soffuse contraddizioni, passerà alla storia del mercato broadband italiano quale la prima offerta ADSL nazionale al di sotto dei 20 euro. Per le caratteristiche proprie del servizio, già è ipotizzabile anche un certo successo dell’offerta. Ma per arrivare a questo importante passo è importante evidenziare la cronistoria che ne ha preceduto l’ufficializzazione. Infatti l’annuncio arriva dopo mesi di particolare fermento nei quali dapprima Telecom Italia si è vista denunciare presso la Commissione Europea per una opinabile gestione dei prezzi a livello internazionale, poi si è vista aprire la possibilità di un nuovo mercato concorrente con la proposta del decreto per la liberalizzazione del wi-fi, infine è stata fotografata come l’azienda maggiormente colpevole per l’alto prezzo che gli italiani devono pagare per la banda larga.
Alice Flat
Alice Flat è l’offerta annunciata da Telecom a partire dal 1° Luglio 2005. Nella fattispecie, come spiegato sul sito 187.it (per giungere all’annuncio bisogna cliccare dapprima su “Trova” e quindi su “187 News”), l’offerta è riservata al mercato residenziale e permetterà di godere di una connessione ADSL “always on” in modalità flat con un pagamento mensile di 19.95€. Tra le caratteristiche di Alice Flat v’è però una differenza sostanziale rispetto alle altre offerte del gruppo Telecom: la velocità massima è di 640 Kbps in download e di 256 Kbps in upload. Il resto dell’offerta è composto da piccoli accessori quali 100Mb di spazio per ospitare un sito web personale, una casella mail da 100Mb e la possibilità di inviare 10 SMS al giorno dal portale dei servizi Alice.
Alice Flat non viene lanciata ovunque, ma al momento sarà disponibile solo in 185 centrali il cui elenco è disponibile all’interno dell’annuncio (il cui testo riassuntivo è disponibile in file .doc sul sito dell’Associazione Anti Digital Divide): è presumibile una solerte estensione del pacchetto anche alle altre centrali raggiunte dall’ADSL, ma al momento nessuna informazione al riguardo è stata comunicata dal gruppo.Soltanto una ovvia certezza non necessita di conferme: chi ad oggi non ha la possibilità di fruire di connettività a banda larga continuerà a pagare di questa mancanza, e l’abbassamento dei prezzi per il servizio è inversamente proporzionale all’aumento del gap che intercorre tra il 30% di Italia provvisto ed il 70% di territorio sprovvisto.
Mancano circa 10 giorni al lancio di Alice Flat ma ancora molti sono gli interrogativi che gravitano attorno all’offerta. Innanzitutto non è dato a sapersi se il “downgrade” sarà un’operazione prevista, ovvero se gli utenti Alice potranno passare alla flat rinunciando alle velocità di punta previste dalle altre offerte (4 mbit/s) ma potendo contare su un abbonamento minore e su una paritetica offerta 24h su 24. La nuova flat, infatti, potrebbe diventare particolarmente golosa per alcuni utenti, ma nel contempo potrebbe traghettare verso Telecom una clientela potenzialmente interessata ad una flat a basso costo utile ad abbandonare la navigazione ad ore (2€/ora il costo di Alice Free, 1.79€ il costo di Tele2 Free). Se il downgrade automatico non fosse possibile si aprirebbe una prevedibile processione di disdette e nuovi contratti, il che potrebbe però anche comportare una certa emorragia di clientela verso le presumibili offerte concorrenti. I “se” e i “ma” si susseguono, insomma, e prima di avventurarsi in interpretazioni dalla forte labilità, è necessario attendere le prime risposte che concorrenza ed utenza apporteranno al mercato.
L’offerta Wholesale
Contemporaneamente al lancio di Alice Free, Telecom Italia ha presentato un’offerta sul mercato all’ingrosso (wholesale) tale per cui anche gli altri provider potranno ora ambire a presentare offerte ad un prezzo al di sotto dei 20 euro mensili. Telecom aggiunge infatti nell’opzione “Canone” le seguenti modifiche:
1) «adozione di un unico canone mensile pari a 9,7 € per accesso, indipendente dal numero di accessi per area di raccolta»;
2) «introduzione di un importo massimo prefissato di spesa mensile per singolo accesso pari a 15,67€».
In virtù dell’importo massimo prefissato ogni provider potrà dunque presentare un’offerta in grado di concorrere con Telecom Italia ed è ipotizzabile dunque l’arrivo sul mercato di offerte ADSL a 640kbps a prezzi che potrebbero aggirarsi sui 18 euro circa (come rilevato da SpeedBlog: «prezzo compreso tra 16, costo industriale, e 19.95€, prezzo al pubblico della stessa offerta venduta da Telecom Italia»).
Mentre la denuncia alla Commissione Europea contestò i costi di una offerta che, pur provenendo dalla stessa azienda, ha prezzi differenti in Italia ed in Francia, l’ultima indagine AltroConsumo ha evidenziato la differenza di prezzi a livello di mercato europeo. Siccome Telecom è fornitore di connettività e gli altri provider italiani (sprovvisti di una propria rete ultimo miglio e, in molti casi, anche di una infrastruttura di trasporto) ne sono forzatamente dipendenti, il regime di prezzi applicato nel nostro paese è imprescindibilmente dipendente dall’offerta che la stessa Telecom applica a quella che è la propria stessa concorrenza. Ne consegue la paradossale situazione di un gruppo impegnato a competere “al minuto” forte di un monopolio di fatto “all’ingrosso” (interessante a questo proposito il comunicato appena diffuso dall’Associazione Anti Digital Divide: il gruppo, riproponendo la richiesta di scorporo tra i due mercati di cui prima, elenca tutta una serie di mancanze alle quali porre rimedio per ripristinare una corretta concorrenzialità nel settore).
Le conseguenze tangibili di tale situazione sono immediatamente registrabili a livello di prezzi: in Francia, dove il mercato broadband va preso come modello, l’offerta ADSL Max di Cegetel promette “20 Mega” a 14.90€, e con 10 euro aggiuntivi è possibile accedere anche al pacchetto comprensivo di telefonate illimitate. In Francia la stessa Telecom Italia offre 8Mb/s a 15.95€/mese, il che non è neppur paragonabile ai prossimi 640kbps a 19.95€ a cui potrà accedere l’utenza italiana. Si abbassa il prezzo e anche la velocità: se ancora la soluzione al problema non sembra essere vicina (e neppur la direzione sembra essere quella giusta), almeno qualcosa sta cambiando. E qualcuno, ma solo qualcuno, potrà avanzare qualche euro ogni mese.