Tra AGCOM e Telecom Italia è stato raggiunto il pieno accordo. Corrado Calabrò da una parte, Franco Bernabé dall’altra, sorrisi e strette di mano con microfoni e telecamere pronti a riprendere un momento che tutti descrivono come storico. La parola d’ordine è “concorrenza”, ma dietro l’incontro c’è anche molto di più.
Il primo punto all’ordine del giorno è nel via libera che AGCOM ha concesso a Telecom Italia sulla base degli impegni che l’azienda ha impugnato nei confronti della concorrenza e dell’utenza. La rete è al centro di tutto e Telecom Italia, l’incumbent da anni contestato per la scomoda posizione assunta nel controllo dell’infrastruttura, ha ora intenzione di intraprendere tutte le iniziative necessarie a rendere l’accesso quanto più libero ed equo per tutti.
Il passaggio, però, non è stato automatico. Nei giorni scorsi, infatti, Viviane Reding aveva bacchettato il Presidente AGCOM suggerendo un ruolo primario della Commissione Europea nell’analisi degli impegni che Telecom Italia era pronta a firmare. «Mi sono sentito con la Reding con una lettera» ha spiegato Calabrò: «abbiamo convenuto che le osservazioni della Ue fossero superabili. Per questo abbiamo preso la decisione». A stretto giro di posta giunge la risposta pubblica della stessa Reding: «Gentile commissario avendo chiarito che nel quadro delle direttive sulle reti di comunicazione elettronica non sussiste alcun obbligo giuridico di notifica preventiva alla Commissione… desidero assicurarle una compiuta informazione sulla deliberazione assunta oggi».
Il terzo punto importante è nella contropartita che Telecom Italia ha spuntato nel contesto degli accordi sulla Rete: a partire dal febbraio 2009 il canone residenziale è destinato ad aumentare di 1,26 euro, dagli attuali 12,14 euro ai prossimi 13,40 euro.
Calabrò non esita a parlare ai microfoni di vera e propria “avanguardia” per gli obiettivi che il progetto si pone e Bernabé ribadisce paritetico giudizio confrontando l’approccio al problema in confronto a quanto posto in essere da British Telecom nel Regno Unito (BT era stata nei mesi scorsi il primo elemento di confronto adoperato nei discorsi sul tema): «loro hanno speso 900 milioni di euro e per due anni le cose non hanno funzionato a dovere. Open Access, invece è immediatamente operativa – gli impegni partono il primo gennaio – anche se avrà bisogno di un’implementazione nel corso del 2009 e questo perchè le decisioni dell’autorità comportano 17 gruppi e 223 sottogruppi di impegni».
Dalla «storica» giornata ne esce un attore nuovo: Open Access avrà strutture e personale a sé stanti, budget prefissati e ruolo autonomo rispetto alla casa madre Telecom. Sulla crescita e la gestione di Open Access si concentreranno le attenzioni per la più totale equità di trattamento per tutti gli attori del mercato e nel contempo nuovi investimenti sulle infrastrutture di nuova generazione tenteranno di smuovere le acque stagnanti della connettività (e del digital divide) del nostro paese.
Tutto a posto con la Commissione Europea, tutto a posto con Telecom Italia: l’AGCOM esce dalla giornata con rinnovata fiducia nel futuro della rete nazionale e con la convinzione di aver portato a compimento un percorso che da anni gli utenti chiedono a gran voce. Open Access sarà attiva in tempi molto brevi e dal destino di questo percorso dipenderà in gran parte il futuro dell’accesso alla banda larga ed alle opportunità conseguenti. Per l’Italia, che parte da una situazione di grande svantaggio, trattasi di una svolta storica che tutti attendono ora alla prova del mercato.