Lo spauracchio del bavaglio sul web si profila dietro ogni angolo. Ancora una volta, infatti, un provvedimento del Governo sulla Rete raccoglie ampie critiche per la natura dell’intervento stesso da una parte, e per l’assenza di dibattito sul tema dall’altra. La segnalazione è de La Repubblica, a firma di Aldo Fontanarosa: «Il governo trasforma il Garante per le Comunicazioni nella sceriffo di Internet. Il Garante dovrà controllare che i siti della Rete rispettino per davvero le regole sul diritto d’autore. Nel 2010, dunque, mettere lo spezzone di una partita o di un film su Youtube potrà comportare richiami e sanzioni».
La situazione non è chiara né definita, dunque giungere alle conseguenze potrebbe ancora essere precipitoso. Le condizioni, però, sembrano esserci: il Governo avrebbe attribuito al Garante nuove responsabilità ed il decreto relativo sarebbe giunto in Parlamento in attesa di ricevere pareri non vincolanti dalle camere. «Il decreto mette sullo stesso piano la televisione classica e la televisione via Internet (Ip Tv, web Tv, mobile Tv). Subito dopo, il testo assegna al Garante questo compito di vigilanza diretta sulle lesioni al diritto di autore in Rete».
Il provvedimento è registrato come Atto del Governo n.169 (pdf), «Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2007/65/CE del Parlamento Europeo […] relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive». Telepromozioni, trasmissioni transfrontaliere e quant’altro fanno parte delle tematiche affrontate, ma il bavaglio è intravisto in modo particolare in relazione alla tutela del diritto d’autore, qualcosa che nella fattispecie andrà ad interessare in modo particolare YouTube.
La critica prende forma anche sul sito web dell’associazione Articolo 21 per la difesa della libertà d’espressione: «Il decreto con il quale il Governo si appresta a dare attuazione alla delega per il recepimento della direttiva Audiovisual Media Services (ex Direttiva TV senza frontiere) può a buon diritto definirsi un caso paradigmatico di conflitto di interessi. […] quello che è più grave il testo prevede pesanti disposizioni che tendono in qualche modo a controllare la rete. Per prima cosa il decreto include la fornitura delle immagini via internet tra le attività che necessitano di un’autorizzazione del Governo, poi estende la rigida disciplina del diritto d’autore ai fornitori di servizi via internet con disposizioni dagli effetti simili a quelli della controversa legge francese. Infine estende il diritto di rettifica anche ai TG eventualmente trasmessi sul web anche in questo caso con un intento che ricorda quanto il Governo ha già tentato di fare con riferimento ai Blog, per cui potrebbe essere una disposizione che apre la strada per imbavagliare i contenuti veicolati o su Internet in tutte le loro forme». Sulla stessa linea anche Paolo Gentiloni, ex-Ministro delle Comunicazioni: «grave è il blitz nei confronti di Internet. Il decreto, infatti, sottopone la trasmissione di immagini sul web (dalle web tv a YouTube) a regole tipiche della televisione e a una preventiva autorizzazione ministeriale, con una incredibile limitazione dell’attuale modalità di funzionamento della rete».
In giornata il decreto sarà al centro del dibattito poiché l’attacco giungerà direttamente da una conferenza stampa congiunta di PD, UDC e IdV. Il tema sarà soprattutto quello dei tagli alle pubblicità di Sky, quello dei conflitto di interessi e tutto ciò che contorna il media televisivo. Per logica conseguenza, però, la ricaduta degli interessi televisivi grava sul controllo dei rispetto del diritto d’autore sul Web. L’onere attribuito all’AGCOM potrebbe essere gravoso, e sicuramente sarà scomodo. Fin da subito, fin dalle prime polemiche sul caso.