Ad opporsi a Google per la sua proposta di digitalizzazione dei libri da portare su Google Books è adesso anche l’AIE, l’Associazione Italiana Editori. La protesta arriva dopo quelle già avanzate dal governo tedesco e da Amazon. L’AIE si è rivolta sia alla Corte di New York che alla Commissione Europea.
L’AIE ha spiegato anche i motivi della sua opposizione al progetto di Google, dichiarando che si tratta di un’iniziativa basata su un accordo privato, che favorirebbe una particolare impresa nella gestione dei diritti. Sarebbe insomma la creazione di una sorta di regime, che penalizzerebbe i concorrenti di Google nel campo dell’editoria libraria elettronica.
I diritti d’autore sarebbero in questo modo concentrati nel monopolio di una singola società, secondo modalità che agli occhi dell’Associazione Italiana Editori non appaiono del tutto trasparenti.
L’AIE ha condotto anche una specifica indagine, scoprendo che il tasso d’errore del database di Google Books sarebbe molto alto nel considerare fuori commercio le opere che potrebbero essere così digitalizzabili. Per il Novecento italiano, per esempio, l’errore sarebbe pari all’81%. Si tratta insomma di considerazioni che non convincono sul modo lecito di operare da parte di Google.